Guardandoli, ci ho fatto caso. Mi è venuto istintivamente. Negli spot pubblicitari hanno una sembianza, una struttura, una dimensione e un colore. Nella realtà, quando vai a comprarli, sono diametralmente opposti, in ogni loro aspetto. Credo che anche voi che leggiate lo avrete notato e non ci vuole di certo un video tutorial per far notare il notabile. Non ci vuole un social experiment da Youtube per farvene rendere conto.
Già da tempo, nei miei viaggi stellari verso il futuro impossibile, mi proponevo di scrivere un disegno di legge da proporre allo Stato che dicesse ogni hamburger che il McDonald vende, dev’essere tale e quale al prodotto commercializzato nello spot. Poi ho fatto un salto ancora maggiore, estendendo ulteriormente il mio sogno. Ovvero: non solo il McDonald’s, ma ogni società alimentare, ogni brand che produce cibo, deve far sì che il proprio prodotto si attenga al modello pubblicizzato attraverso i vari mezzi di comunicazione.
La mitomania sognante del mio essere ha poi preso il volo verso il delirio, superando la cintura di Orione, portandomi a pensare di multare le suddette società per pubblicità ingannevole e di ricavare una somma pari a svariati miliardi di euro che, anzitutto, mi arricchisse, ed in seguito portasse donazioni sociali in quantità industriali in tutto il mondo. Una piccola collisione avvenuta contro il tavolo, mi ha fatto rendere conto che stavo sognando ad occhi aperti mentre giravo in tondo senza scopo.
Ho così scelto lo strumento creativo per il processo di denuncia sociale. E ho pensato ci farò un articolo e dirò la mia. Ciò non toglie che il disegno di legge sull’uguaglianza tra prodotto pubblicizzato e prodotto venduto rimane sempre nei paraggi della mia mente, fissato grazie all’attrazione gravitazionale.
L’ultimo spot del McDonald’s, la pubblicità del McItaly Chianina, ha suscitato in me il desiderio di costruire un rapporto critico tra il prodotto pubblicizzato ed il prodotto venduto. L’ho visto in tv, così morbido, perfetto, cromaticamente brillante, impeccabilmente composto. Mi sono deciso così di comprarlo, di fotografarlo e di fare una sfida diretta, tra il prodotto che si vede in tv e il prodotto che di fatto si compra dal McDonald.
McItaly Chianina – IL PRODOTTO PUBBLICIZZATO

Procediamo per gradi, sottoponendo ad analisi, mediante il lume naturale della ragione, quanto ci viene mostrato. Abbiamo un’immagine e all’immagine ci atterremo. Valutiamo la sua identità estetica, scorporandola mediante un processo analitico, mettendo per iscritto ogni più piccola porzione di prodotto che può essere commentata.
- La fetta di carne ha uno spessore discreto ed è la prima cosa che salta all’occhio. Essa si presenta solida e dotata di un colore di cottura perfetto. La gradazione del colore tocca vertici di eccellenza talmente assoluti da sembrare la conseguenza di una manipolazione digitale. Il marrone ha un croma saturo e brillante. La solidità corporea della carne è impeccabile, grossa e compatta com’è, senza debolezze strutturali (come eventuali ammaccamenti dovuti al peso sovra stante). Si noti inoltre come lo dimensione della carne è omogenea, essa è ovvero di uguale dimensione nella sua intera forma, senza dislivelli.
- La fetta di formaggio si presenta con un colore brillante, acceso, vivido. La temperatura colore ci offre una saturazione del giallo che sfiora la perfezione. La fetta è perfettamente riposata sulla superficie del Chianina ed ha una forma tagliata e ripiegata nel panino con precisione chirurgica.
- L’insalata si presenta cromaticamente brillante, fresca e in abbondanza all’interno del panino. Notare come l’aspetto fresco e la sua presenza abbondante siano proprio due caratteristiche dell’insalata all’interno dello spot. Essa, quindi, c’è e anche tanto, ed è un bel vedere. Vi si scorgono gocce d’acqua, sinonimo di un trattamento dell’insalata appena effettuato.
- La salsa si presenta perfettamente distribuita sulla superficie interna del panino, riversata razionalmente e non a caso. La salsa ha un colore a sua volta saturo e brillante e si presenta spalmata in modo omogeneo.
- Il pane è grosso, visivamente in grandissima forma e si presenta come pane fresco, come se fosse stato sfornato da poco nonchè di primissima qualità. Il suo spessore è la sua caratteristica predominante, oltre all’aspetto grafico pregiato.
Ecco quindi riassunte le caratteristiche principali del set di ingredienti del panino, che si evincono dallo spot pubblicitario (o che si vogliono fare evincere…):
a) Colori brillanti e accesi che danno una sensazione di freschezza e purezza artigianale dell’ingrediente.
b) Spessore fisico degli ingredienti sempre abbondante e generoso, sopratutto per ciò che concerne il pane e la carne.
c) Quantità dei singoli ingredienti estremamente elevata, panino sempre ricchissimo di salsa e di insalata, disposta generosamente.
d) Distribuzione dell’ingrediente all’interno del panino sempre precisa e delicata, frutto di una precisione geometrica. La strutturazione verticale del panino è impeccabile: ogni ingrediente, messo uno sopra l’altro, è riposto perfettamente, con una qualità stilistica finalizzata pressoché impeccabile.
Ora passiamo al panino acquistato dal McDonald.
McItaly Chianina – IL PRODOTTO ACQUISTATO DAL VIVO

Ecco di seguito il prodotto venduto dal McDonald’s. Non quello pubblicizzato, ma quello che producono di fatto. Andiamo dunque a vedere le differenze, perlomeno in relazione alla sua estetica.
- La fetta di carne si presenta di spessore notevolmente inferiore, all’incirca la metà rispetto a quanto mostrato nello spot. Complessivamente ridimensionata nei singoli parametri che potremmo definire geometrici (spessore e diametro), all’atto pratico si presenta sottile e schiacciata, non di certo robusta e grossa. Di certo il colore, per quanto rispecchia una cottura ottimale e adeguata per la vendita del prodotto, non ha il croma brillante visto in televisione. La sua dominante prevale quindi sul marrone normale piuttosto che sul marrone acceso con una sfumatura angolata di rosso.
- La fetta di formaggio è a malapena visibile. Estremamente risibile il suo spessore corporeo. Alla vista si presenta spenta e priva di quel giallo saturo e pieno nella sua gradazione che invece veniva espressamente enfatizzato durante lo spot. La fetta, inoltre, si presenta incollata alla carne, e difficilmente divisibile, direi inconsistente.
- La salsa è pressoché inesistente, non visibile e risicata nella sua distribuzione. Va bene che nel piano razionale inerente il soppeso degli ingredienti, si cerca di limitare la quantificazione degli stessi, e a maggior ragione di quelli che aumentano il grado chilo-calorico del prodotto; si cerca quindi di minimizzare l’apporto calorico derivato dal carboidrato e dal macro-nutriente lipidico (i grassi), per evitare una produzione di hamburger a specchio di quello Made in Usa e per riqualificare l’inerenza del prodotto alla cucina italiana, ma, nonostante questo, la salsa disposta all’interno del panino risultata davvero insignificante e risibile, praticamente il minimo storico sindacale.
- L’insalata non appare forte di quella freschezza visiva che lo spot invece rispecchiava e il colore sembra quella di una foglia esposta all’H2O da ormai vario tempo, con un aspetto oggettivamente tutt’altro che fresco, largamente inferiore al croma brillante visto in tv. Distante, in aggiunta, vari anni luce dalla quantità specificatamente esposta nello spot, presentandosi tristemente come una singola foglia di lattuga (una di numero letteralmente) disposta così come è venuto meglio. Visivamente si rivela quindi spenta e tutt’altra che fresca, oltre che rivelarsi fin troppo secca e poco consistente. Per un panino che costa €6.70, perlomeno una maggiore quantità di insalata sarebbe stato l’ideale.
- Il pane si presenta schiacciato, sottile e di gran lunga più piccolo e ridimensionato rispetto allo spot pubblicitario. Praticamente una versione tascabile, in miniatura, che replica la forma del pane visto nello spot come se fosse un modellino ottico su scala. Inoltre anche la tipologia di pane usata è ben differente, siamo infatti dinanzi una differente “razza” rispetto a quanto mostrato in tv.
Ecco quindi le caratteristiche pratiche che risultano chiamate in causa con il panino vero, rispetto a quello mostrato nello spot pubblicitario:
a) Colori spenti e prevalentemente di minore temperatura e gradazione rispetto al colore dello spot. Di gran lunga meno freschi e accesi, più sporchi e vecchi.
b) Spessore degli ingredienti notevolmente inferiore, ridotto del 40-50% circa, sopratutto per ciò che concerne la carne e il pane.
c) Quantificazione degli ingredienti di gran lunga inferiore. Da notare come la salsa si riduce a livelli miseri prossimi all’inesistenza mentre l’insalata si riduce drasticamente fino a divenire una cosa ridicola.
d) Distribuzione dell’ingrediente interna al panino di gran lunga meno curata e precisa, più generica e meno attenta, con una tendenza dell’ingrediente ad uscire dai bordi laterali del panino e di seguito di essere riposto con più disattenzione e di gran lunga in modo più superficiale e sbarazzino. La strutturazione verticale è quindi meno compatta e omogenea, ingredienti riposti così come vengono, carne che esce dai bordi, salsa riposta in modo generico e la fetta di formaggio incollata alla carne, oltre che riposta sotto piuttosto che sopra.


Ovviamente, potrete anche dire stai scoprendo l’acqua calda. No, diversamente invece, sto commentando l’acqua calda, dandone voce, promuovendola e mettendola in risalto. Ecco quindi un versus diretto con il quale ognuno può trarre le proprie conclusioni, giudicando se la relative differenze siano minime o colossali e se lo spot, per il rispetto etico del cliente, andrebbe rivisto.
Di certo, una volta acquistato, potrebbe anche piacervi, ma, valutando spessore, qualità e quantità degli ingredienti e traendo le dovute conclusioni, non vi sembra un po’ poco per un panino che viene venduto a €6.70, quando, sommando il prezzo di acquisto dell’ingrediente ed il costo di produzione complessivo, non avrà superato €1.20 di costo per la realizzazione?
L’articolo ben fatto è ricco di particolari nonchè comparazioni presenta un prodotto culinario di una nota azienda che la ingannevole pubblicità lo rende al top delle classifiche per forma e composizione degli elementi ivi contenuti che però nella realtà è tutt’altro che al top anzi direi che perde di qualità e si presta a commenti che potrebbero far rabbrividire i migliori cuochi classificandolo uno dei peggiori hamburger. Condivido appieno l’articolo.
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Grazie per il commento e per i complimenti. 🙂
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Dura realtà.
Sebbene cio che scrivi sia vero, ormai i grandi marchi mondiali usano la pubblicita come calamita per menti facilmente influenzabili.
Tutti dicono che mc fa male, ma tutti lo mangiano.
Avendoci lavorato dentro, posso confermare come la qualità, si limiti solo alla servilita con cui l operatore è costretto a prostrarsi difronte al cliente, come se avesse davanti il suo nuovo padrone.
È tutta finzione, l interesse dei grandi marchi è solo fare soldi.
Il vile danaro ormai ha corrotto l infima popolazione mondiale, che come pecore segue la scia dritta verso il burrone.
andare al mc è una moda, cosi come bere la coca cola.
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Grazie per il commento, come sempre gradito.
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Concordo, la pubblicità non va presa per nulla in considerazione ovviamente , chi va al Mac sa cosa gli si prospetterà di fronte , è grazie a tt quelle salse e prodotti che utilizzano per “mandare in tilt” le papille gustative e provocare un ricordo di godimento”pseudo-dipendenza” che riescono a vendere così tanto, e per la velocità con cui ti servono il prodotto che porta molte persone ad andarci nei momenti in cui il tempo è davvero poco.. Per non parlare degli orari tardo-notturni, in cui (ovviamente e giustamente) molti altri esercizi alimentari son chiusi e quindi molti vanno lì per lo spuntino di mezzanotte … L’economicità poi non c è più, potrebbero anche smetterla di sbandierarla, anni anni fa lo era, ora con i soldi di un singolo panino come quello puoi prendere alla grande una pizza che sazia di piu ed è molto più salutare …
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Concordo, anche il fattore economicità si è perso quasi del tutto. L’incremento dei prezzi che il catalogo ha subito è stato colossale. Nel 2006 ci si poteva permettere un McMenu grande a 5 euro. Oggi, invece, il grande, a seconda delle variabili, naviga tra gli 8 e i 10 euro, e i singoli panini comprati sfusi sono aumentati anch’essi, divenendo più cari rispetto al passato.
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Hello there! I know this is kinda off topic however.
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Usually, my Her Excellency Askimet takes care of such comments and delete ‘em all before they can get through the next round thus becoming eather visible or readable. But, in this specific case, the written text was so solid in terms of grammar that i could not ignore it. The latter observation lead me to think that behind the post there is a tridimensional human being which wrote the whole piece consciously by himself. Anyway, if you are a 3d person, which you might be as well, i allow this kind of text to be here for the first time in the history of my blog. Either way, i’m not interested in it. But i choose to have it right here. It seems like it add variety.
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Ok, url-nick rimosso, testo assente, eppure mr. Askimet non ti ha bloccato. Sei spam ma non sembri essere un bot. Ottimo 🙂
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