Ancor prima di dire chi sia – o cosa sia – l’esse ipsum subsistens, è bene specificare il concetto semantico della definizione; cosa significhino, ovvero, i singoli vocaboli che costituiscono la proposizione. Esse ipsum subsistens significa essere sussistente in se stesso. Ovverosia, colui che, essendo sussistente in se stesso, non necessita di una fonte che ne crei e ne attribuisca l’esistenza ancor prima di essere. L’essere sussistente in se stesso – esse ipsum subsistens in latino – è Dio stesso. Lo si può definire Amore, Uno e Trino, Ente Primo e Incausato: è Dio, il Dio dapprima del popolo ebraico ed in seguito del popolo cristiano, disceso e incarnato in Cristo.
Se Dio è l’esse ipsum subsistens, e lo è, senza che nessuno lo precedi e senza che nessuno lo abbia dunque creato, ergo causato, ne consegue che Dio sia incausato, ergo increato; è esistente in se stesso e da se stesso. Dio si identifica con la sua esistenza: l’esistenza – altresì definita essere – non gli è stata attribuita da qualcuno che era ancor prima di Lui. Dio è l’essere stesso, che crea e attribuisce l’essere a chiunque venga alla luce del creato, spirituale e umano.
Diceva san Tommaso D’Aquino, nella questio 3 del Vol. 1 della Somma 1, a riguardo «Dio come ipsum esse subsistens»: Dio non è soltanto la sua essenza, come è già stato provato, ma anche il suo essere (o esistenza). Il che si può dimostrare in molte maniere.
- San Tommaso D’Aquino, Somma Teologica, Vol. I, q. 3, a. 4, trad. dei domenicani italiani.
I. Primo, tutto ciò che si riscontra in un essere oltre la sua essenza, bisogna che vi sia causato o dai princìpi dell’essenza stessa, quale proprietà della specie, come l’avere la facoltà di ridere proviene dalla natura stessa dell’uomo ed è causato dai princìpi essenziali della specie; o che venga da cause estrinseche, come il calore nell’acqua è causato dal fuoco. Se dunque l’esistenza di una cosa è distinta dalla sua essenza, è necessario che l’esistenza di tale cosa sia causata o da un agente esteriore, o dai princìpi essenziali della cosa stessa. Ora, è impossibile che l’esistere sia causato unicamente dai princìpi essenziali della cosa, perché nessuna cosa può essere a se stessa causa dell’esistere, se ha un’esistenza causata. È dunque necessario che le cose le quali hanno l’essenza distinta dalla loro esistenza, abbiano l’esistenza causata da altri. Ora, questo non può dirsi di Dio, perché diciamo che Dio è la prima causa efficiente. È dunque impossibile che in Dio l’esistere sia qualche cosa di diverso dalla sua essenza.
[…]
III. Terzo, allo stesso modo che quanto è infocato e non è fuoco, è infocato per partecipazione, così ciò che ha l’essere e non è l’essere, è ente per partecipazione. Ora, Dio, come si è provato, è la sua essenza. Se dunque non fosse il suo atto di essere, sarebbe ente per partecipazione e non per essenza. Non sarebbe più dunque il Primo Ente; ciò che è assurdo affermare. Dunque Dio è il suo essere e non soltanto la sua essenza.
Trascendentali dell’essere: Uno, vero, bello.



Dio è uno. Non ve ne sono altri. L’unità assoluta del creato – il fatto che sia implicitamente indivisibile e omogeneo – manifesta l’unicità del creatore; ad un creato unito, coeso e omogeneo corrisponde un creatore unico. Mediante la logica è possibile rilevare il dato teologico dell’unità di Dio. Egli è assolutamente unico, uno e unitario. Non vi sono altri creatori, donatori dell’essere o enti incausati: Dio è l’unico. Pur esplorando empiricamente l’universo, non è possibile riscontrare manifestazioni di ulteriori enti. Vi è un solo creato, preceduto da un solo ente, creatore primo e incausato.
Dio è vero. Egli è verità pura, incausata e implicita. Ad un creato puro e veritiero corrisponde un creatore altrettanto vero. La verità delle cose è conseguenza della verità che è Dio. Non si può necessariamente dire che Dio abbia la verità, come fosse una componente interna della divinità: Dio è verità. Egli non possiede: è. La verità è Dio stesso. Dio è vero. Si può dunque affermare che Dio non può che essere vero.
Dio è bello. La magnificenza del creato naturale e dell’uomo, epicentro del progetto di Dio sulla creazione materiale, è solamente una gradazione limitata della magnificenza, illimitata e universale, che è Dio stesso. Se, insomma, il creato è un capolavoro, un tripudio di colori e di magnificenza estetiche e tecniche, una continua manifestazione del bello, altrettanto bello è Dio, e lo è in maniera infinita. Il creato è soltanto una “porzione” del bello che è Dio. Seppur magnifico, la bellezza obiettiva del creato ha in sé un limite. Dio, in quanto Dio, non ha limiti, rivelandosi il “bello infinito” senza equiparazioni. Se la sua opera è magnifica, lo è poichè è Dio ad esserlo, ed è Lui ad aver conferito una gradazione della sua bellezza alla sua stessa opera.
Dio si è rivelato pienamente in suo Figlio Unigenito Gesù, Verità che ha assunto la materia, si è fatta carne ed è venuta nel «tempo» per la nostra salvezza individuale. Gesù è Dio, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, che «esce da se stesso» ed «entra nel tempo», all’interno della realtà da lui stesso creata, per venir incontro a noi, redimerci dal peccato e salvarci. Gesù è il tutto di ciò che è Vero, Eterno e Buono.
Se conosci Gesù, hai conosciuto il Vero, il Bello e l’Eterno. Egli è venuto incontro a noi, morendo per i nostri peccati e risorgendo, affinchè la morte non avesse l’ultima parola. A noi conoscerlo, amarlo e custodirlo, liberamente.