Dalla lettera di santa Gemma Galgani a monsignor Volpi – Dicembre 1899: “E Gesù mi guardava, e rideva e diceva…”

Poche notti fa, ripresi in mano il bellissimo libro Vi parlo di me (opera cartacea che racchiude l’autobiografia, il diario e l’epistolario di santa Gemma Galgani) e mi misi un po’ a leggerlo; attualmente, da quando l’ho acquistato, non seguo un ordine di lettura propriamente lineare, come una qualsiasi lettura di una qualsiasi diegesi, ma vado a muzzo, pescando casualmente le pagine e leggendone il contenuto di turno che mi capita.

Poche notti fa, così, mi è capitato di riaprire il libro e di finire a pagina 238, terza parte dell’opera cartacea contenente l’epistolario, ritrovandomi dinanzi un episodio mistico vissuto da Gemma e trascritto dalla stessa a quattro mani in una delle missive cartacee che la stessa inviò a monsignor Giovanni Volpi. L’episodio rientra tra le esperienze mistiche che la giovane santa viveva come se il soprannaturale, di origine celeste, fosse un evento comune. Come se io vedessi Gesù, i santi e la Madonna ogni giorno, ed ogni settimana, e per me quella fosse la quotidianità a cui sono abituato. Qui di seguito riporto l’estratto che mi è capitato.

– pag. 238 – epistolario di SantaGemmaGalgani 

“E Gesù mi guardava, e rideva e diceva: <<Digli che sono Gesù veramente; se ora vi faccio essere tutti nelle tenebre, è mio volere; la luce poi un giorno la vedrete. Dì pure al confessore che ti metta in convento, tanto per levarti dal mondo, ché ora mai sarebbe tempo; che poi a quello che dovrà accadere dopo, ci pensa…>>. E nel dire così mi accennò confratel Gabriele; che mi pareva che fosse un po’ discosto da Gesù.”


Questo passo ha aperto una mia riflessione personale che qui di seguito mi accingo a condividere. Gesù è il secondo della Santissima Trinità ma, per il mistero della fede, egli è un tutt’uno col Padre e con lo Spirito Santo; egli è ovvero la medesima persona che sta dietro le tre figure della Sacra Trinità. Sono tre, ma sono solo uno. Detto questo, Dio ha generato il figlio e si è fatto uomo; egli si è quindi incarnato a uomo, assumendone tutte le caratteristiche. Quando Dio ci ha creati, ci ha fatto a sua immagine e somiglianza; se abbiamo il dono creativo, è dovuto al fatto che Dio è per primo un creatore; se ridiamo e gioiamo, è dovuto al fatto che Dio è per primo gioia ed egli è fonte di ogni variante della stessa (il sorriso, l’umorismo, etc), che ha così dato a noi come dono caratteristico implicito del nostro essere.

Dio si è fatto uomo; Gesù è quindi Dio ma anche uomo. E cio’ mi porta a sorprendermi davanti la bellezza del suo lato umano; Gemma disse che “Gesù mi guardava, e rideva e diceva”. Gesù la guardava e rideva. Tutto ciò è bellissimo: la bellezza di Gesù fatto uomo, ovvero il suo essere vicino a noi, in noi, con quelle caratteristiche tipicamente “nostre”. Gesù la guardava e rideva, capite? E’ strepitoso. La guardava e rideva; Gesù è vero uomo, egli conosce il nostro essere umani ed egli è uomo come noi; anche lui ride e gioisce, piange e soffre; in quel momento, in quel preciso istante, Gesù rideva… mentre guardava Gemma Galgani, una delle sue pupille. E’ più di un amico, più di una gioia; significa condividere con lui il “piccolo” che rende grande il nostro quotidiano, ovvero un momento bellissimo. Significa vivere, e quindi condividere, l’ordinario, il ‘piccolo’, il ‘quotidiano’ del lato umano.

Anch’io vorrei vederlo e vederlo ridere quando parla con me; sarebbe ben più che un mero “capriccio” richiedente il mistico ed il sovrannaturale. Sarebbe un venire reso partecipe delle piccole cose capaci di renderci vivi e di donarci gioia: un amico che ci guarda e ci sorride. La grazia che molti hanno ma di cui pochi riconoscono la grandezza; la grazia che quelli che non hanno ambiscono grandemente; la grazia che irradia luce. Il bello della vita: un amico che ci è accanto; un amico con cui parlare; un amico che ci sorride; un amico che ci guarda e ci sorride… proprio come faceva Gesù con Gemma Galgani. E come fa e farebbe con noi, se non lo rifiutassimo.