Storia del beato martire Stanley Francis Rother: il sacerdote statunitense morto “in odium fidei”

Un anno fa, esattamente il 23 di settembre del 2017, veniva beatificato il sacerdote martire statunitense Stanley Francis Rother. Per capire chi fosse si potrebbe riassumere usufruendo di un set limitato di vocaboli, quali: cattolico, presbitero, missionario e martire. Potrei dirvi cosa fece, per quale causa si impegnò e come morì e potremmo poi chiuderla qua. Troppo semplice, nevvéro? È invece lecito, e talvolta doveroso, ripercorrere, perlomeno a sommi capi, quelle che furono le tappe del cammino di vita di questo martire cattolico, la cui testimonianza merita di giungere ai giorni nostri.

“Infanzia e adolescenza”
Stanley Francis Rother nacque il 27 marzo del 1935 nella città di Okarche, nello stato federale di Oklahoma, in una famiglia di fattori. Ricevette il dono del battesimo due giorni dopo la sua nascita, nella chiesa della Santissima Trinità a Okarche, dal sacerdote Zenon Steber. Era il 29 marzo 1935. Primo di quattro figli, di cui due fratelli ed una sorella, Stanley visse l’infanzia e l’adolescenza nel comune nativo. Ricevette la prima comunione il 22 aprile 1942 e la cresima il 4 aprile 1948. Particolarmente abile nei compiti da svolgere nella fattoria, Stanley era anche ben portato nello studio e negli sport, oltre che nei lavori agricoli. Divenuto adolescente, il giovane ragazzo decise di studiare presso la scuola della Sacra Trinità, avviandosi in direzione del sacerdozio. Giunta a completamento la maturità, Stanley scelse così di consacrarsi.

Immagine da “Monde e Missione” (fonte)

“Consacrazione sacerdotale”
Dopo aver capito in quale direzione proseguire nella propria vita, a seguito di un periodo di discernimento, Stanley entrò nel seminario di San Giovanni in San Antonio, nel Texas, nel settembre del 1953. Nel 1956 venne trasferito presso il seminario dell’Assunzione, nella medesima città. Durante i suoi anni ebbe problematiche con la prosecuzione degli studi a causa del latino, dato che, ai tempi, prima della riforma del Concilio Vaticano II, lo studio teologico da seminario veniva impartito unicamente in quella lingua. A ciò si aggiunsero difficoltà di concentrazione e rendimento nonché problematiche caratteriali. Stanley fu perlopiù portato per lavori manuali come sagrestano, idraulico, giardiniere e rilegatore.

Dopo 6 anni, a causa dei voti particolarmente bassi, gli venne richiesto di ritirarsi e di lasciare il seminario. Stanley non perse però il desiderio di consacrarsi e l’anno dopo, nel 1959, ottenne una seconda possibilità: dopo essersi consultato con monsignor Victor Reed, venne nuovamente ammesso in seminario presso Mount St. Mary, nella città di Emmitsburg, nel Maryland, a partire dal mese di settembre, ove riuscì a divenire suddiacono il 2 giugno 1962 e diacono il 15 settembre del medesimo anno, raggiungendo così le fasi finali del percorso consacrazionale. Venne infine ordinato sacerdote il 25 maggio del 1963 presso la cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Oklahoma.

“Sacerdozio”
Nei cinque anni successivi all’ordinamento, venne inviato nelle varie realtà parrocchiali di Oklahoma, stabilendosi così come parrocco. Nel biennio 63-65′ stette presso la parrocchia di San Guglielmo a Durant; fu ricordato per la sua tranquillità e la sua pacatezza, per la sua frequenza nelle famiglie e per la partecipazione ai campi estivi. Nel 1965 fu trasferito presso la parrocchia di San Francesco Saverio a Tusla. L’anno successivo ricevette la nomina di vicario parrocchiale della Cattedrale della Sacra Famiglia a Tusla, mentre nel settembre dello stesso anno fu destinato presso la parrocchia del Corpus Christi nella città natale, ad Oklahoma. Durante l’annata del 1962, papa San Giovanni XXIII chiese, alle diocesi statunitensi, maggior supporto per le chiese latino-americane situate nei Caraibi.

Nel 1964, un piccolo gruppo di sacerdoti, laici e suore fu organizzato per una spedizione caraibica capeggiata da padre Ramon Carlin. La destinazione fu quella di Santiago Atitlán, nelle colline rurali nel sud-ovest del Guatemala, presso la popolazione indigena dei Tz’utujil. Poco tempo dopo, padre Carlin lasciò il luogo per dirigersi altrove, rimanendo comunque entro i confini del Guatemala; fu così che padre Stanley, durante la sua attività parrocchiale ad Oklahoma, udì, da voci interne alla Chiesa, che c’era bisogno di un sacerdote nel Guatemala. Offertosi volontario, venne accettato da monsignor Reed e spedito in missione nel 1968.

“Periodo missionario”
Giunto sul luogo nel 1968, padre Stanley scelse di farsi chiamare con il secondo nome, latinizzandolo, in modo tale da stabilire una connessione con il popolo indigeno. Per la comunità locale fu così conosciuto prevalentemente come padre Francisco, nonché come father Apla’s secondo la versione in lingua tz’utujil. Si ambientò tra gli indigeni, visse presso una delle famiglie del posto, imparò la lingua spagnola e lo tz’utujil piuttosto velocemente, dedicandosi allo studio delle lingue con costanza, si impegnò per la traduzione del Nuovo Testamento, già avviata dal predecessore, nonché del Messale e del Legionario, in modo tale da poter celebrare la SS. Messa in entrambe le lingue e mise a frutto le proprie conoscenze manuali e agricole per la campagna presente nei dintorni, al servizio dei campi di proprietà delle famiglie, costruendo un sistema di irrigazione, introducendo nuove coltivazioni e avviando una cooperativa agricola. Supportò una piccola radio locale di proprietà della missione che trasmetteva contenuti educativi in entrambe le lingue.

Sul finire dei 60′, padre Stanley fondò un piccolo ospedale che ribattezzò Hospitalito, aiutato nel progetto da padre Carlin. La sua presenza tra i fedeli e gli indigeni era costante e i pasti avvenivano quasi sempre in collettivo. Nel 1975, sette anni dopo, padre Stanley divenne ufficialmente il leader della missione; una figura di riferimento nella comunità, ormai ben ambientato e conosciuto tra gli abitanti del posto. La missione, iniziata nel 1968, proseguì fino alla fine dei suoi giorni. Padre Stanley rimase a vivere in Guatemala fino alla morte.

“Gli ultimi anni”
Il Guatemala era soggetta ad una guerra civile che imperversava lungo il paese. Chi viveva nelle montagne, nei primi periodi della guerra, non aveva molto da temere dato che gran parte dei conflitti bellici e delle azioni dei guerriglieri avvenivano nei luoghi urbani, nelle città, lasciando così il territorio naturale scoperto da qualsiasi sanguinolenza. Questo durò solo fino ad un certo punto. La violenza, trovatasi alle strette tra le strade della città, iniziò a spargersi al di fuori dei confini cittadini, raggiungendo anche le montagne e le zone rurali.

Il conflitto tra governo e guerriglieri si inasprì ulteriormente e il governo dei presidenti Fernando Romeo Lucas García ed Efraín Ríos Montt non fece distinzioni nette tra guerriglieri e missionari operatori di pace, portando all’uccisione tantissimi cattolici del posto, tanto da ridurne la popolazione. L’azione di odio contro i missionari giunse fino alle terre in cui viveva padre Stanley. In una delle lettere inviate nel dicembre del 1980 a Oklahoma, padre Stanley scrisse “Questo è una delle ragioni per la quale rimango, alla faccia del dolore fisico. Il pastore non può scappare al primo segnale di pericolo”. Nei primi mesi del 1981, il padre fu avvertito di essere finito nella lista di morte dei guerriglieri; egli era stato messo alla posizione numero 8.

Nonostante non volesse, a gennaio tornò, su direttiva della diocesi, ad Oklahoma, ove gli venne consigliato di rimanere per la sua incolumità. Familiari e amici cercarono di trattenerlo, ma lui non ne voleva sapere. Previo permesso, chiese di ritornare in Guatemala per il periodo pasquale, in modo da poter almeno celebrare Pasqua con la comunità; permesso che il vescovo gli concesse, permettendogli di rientrare nel mese di aprile. Attorno a maggio, ritornato sul luogo, padre Stanley venne a sapere dei recenti delitti e delle incursioni di violenza che avevano preso di mira il posto. La radio locale era stata saccheggiata e distrutta e il suo direttore ucciso.

Molti dei parrocchiani e catechisti erano stati ammazzati con evidenti segni di maltrattamenti e tortura. Spesso, per paura, molti abitanti finivano per dormire nelle chiese. In una delle sue lettere inviate ad un’amica, si legge “C’è stato un altro prete ucciso nel Quiche mentre ero via. Sono tre dall’inizio di maggio. Un altro è stato rapito, probabilmente è morto. E che cosa dobbiamo fare in questa situazione? Non possiamo fare altro che continuare il nostro lavoro, andare avanti a testa bassa, predicare il Vangelo dell’amore e della non violenza. […] Dio si prenderà cura dei Suoi, se noi siamo in quel gruppo. Non succederà niente se non ciò che deve accadere. Fa tutto parte del Suo grande disegno”. Nuovamente ristabilito nella comunità, pur consapevole di essere ricercato ed osservato, padre Stanley proseguì la sua missione.

“Il martirio del 28 luglio 1981”
Attorno all’una di notte del 28 luglio, alcuni uomini armati entrarono nell’appartamento parrocchiale di padre Stanley, giungendo dinanzi camera sua al piano superiore. Trovandola vuota, si misero a cercare nei dintorni fino a che non si imbatterono in Francisco Bocel, adolescente collaboratore del padre missionario. Minacciandolo di ammazzarlo, lo obbligarono a portarlo dal padre, cosa che il giovane, in preda al terrore, fece, non potendo fare altrimenti. Condusse gli uomini al piano terra e bussò ad una porta vicino le scale. Padre Stanley aprì, consapevole di quello che lo attendeva nell’istante in cui sentì la voce del giovane provenire dall’esterno della camera. Non sapremo mai cosa provò il sacerdote nel momento in cui vide i suoi giustizieri né chi fossero quegli uomini giunti lì per ucciderlo.

Non sapremo mai che fine hanno fatto gli assassini che quel giorno giustiziarono padre Stanley; se al giorno d’oggi ancor si svegliano e godano dell’alba che sopraggiunge nel mondo o se invece sono già defunti. Quel che accade dopo fu questione di attimi: Bocel si allontanò verso la fuga e tutto quello che si udì furono due sparì. Padre Stanley, detto padre Francisco o father Apla’s, morì con due colpi di arma da fuoco alla testa, per mezzo di uomini ad oggi mai trovati che lo ammazzarono per odio religioso. La notizia giunse ai familiari pochi giorni dopo. Il funerale venne celebrato ad Oklahoma e la popolazione indigena del Guatemala accorse a pregare attorno a casa sua. La camera dove viveva, invece, venne trasformata in cappella. Padre Stanley Francis Rother fu uno dei 10 sacerdoti uccisi in Guatemala nel 1981.

“Beatificazione”
Il processo diocesano di investigazione per la causa di beatificazione ha avuto inizio il 5 ottobre 2007, con il nulla osta della Santa Sede concesso il 25 novembre 2009, data in cui è stato dichiarato Servo di Dio, durante il pontificato di papa Benedetto XVI. Il processo si è concluso il 20 luglio 2010. La convalida del processo diocesano è stata ricevuta dalla Congregazione per la Causa dei Santi il 16 marzo 2012. La Positio (l’insieme dei documenti utilizzati durante la causa per la convalida di Venerabile) è stata consegnata nel 2014 ai consultori teologi della Santa Sede. Il 1 dicembre 2016 la beatificazione ha ricevuto l’approvazione di papa Francesco il quale ha confermato che Rother è stato ucciso in “in odium fidei”, ovvero per odio alla fede cattolica. Stanley Francis Rother è stato dichiarato beato il 23 settembre 2017 presso il Cox Convention Center di Oklahoma dinanzi una folla di 20.000 persone.

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