Due mattine fa, quando mi sono svegliato, uno dei criceti più attivi nella mia testa mi ha messo un pensiero persistente: andare a visitare santa Gemma Galgani a Lucca. Per la terza volta. Dal momento in cui mi sono alzato, il pensiero non mi ha mai abbandonato. C’era quando sono andato in bagno; c’era quando mi vestivo; c’era quando ho pranzato. C’era quando mi sono messo a guardare il cielo di fuori, chiedendomi se avrebbe nevicato. Intorno alle ore 12.00, attendevo che il team di criceti operanti nella mia testa mi dicessero cosa fare e dessero il via libera per partire.
Alle ore 14.22 giunse infine la conferma: vai, parti, valla a trovare. Con un paio di ore di ritardo rispetto a quanto previsto, ho preso e mi sono messo in viaggio. In autostrada mi ritrovo a combattere con la pioggia, con una fila di camion dinanzi a me che rallentano la velocità a 80/km e con l’acceleratore che non sembra funzionare come previsto. Arrivato all’altezza dell’A12, quasi perdo la “traversa” con il rischio di finire verso Napoli. Riesco a prenderla in anticipo facendo rischiare un tamponamento a tre con altre due vetture: i clacson delle suddette, nei miei confronti, si sono sprecati. Vi chiesi scusa dall’abitacolo e rinnovo le scuse qui dal mio blog. Giunto all’altezza di Lucca, non ricordo se devo uscire a Lucca est o ovest: la mia testa dice est e quindi esco ad ovest. Mai errore fu più grande. Entrato nella città toscana da Lucca ovest, non ho idea di dove andare, questo perchè conosco il percorso da est e non da ovest. Dall’uscita dell’autostrada, fino ad un parcheggio in prossimità delle mura, passano 25 minuti circa. Non trovando la porta che serviva a me, entro da S. Anna e non ho idea di dove io sia.
Sono le 16.45 e la mia ricerca di via del Seminario ha inizio. Mi ritrovo a vagare in una selva urbana spenta, mercificata dagli acquazzoni e desaturata dai grigiori dell’inverno, senza che vi sia un percorso che io conosca. Ho come l’impressione che l’angelo custode, simpaticamente, se la rida, mentre mi oriento tra le mille vie senza trovarne una che mi porti da Gemma. Mi ritrovo in una via che sembra sussurrare “siamo distanti mille km da via del Seminario”. Dopo mille viette perlustrate, la zuppa di pioggia che mi sono fatto a tratti e almeno cinque persone fermate, ritrovo la via verso via del Seminario.
Sono le 17.37 e sono davanti la porta che conduce a casa Giannini. Per la terza volta in vita mia. Finalmente. Peccato mi rimangano solamente 23 minuti per visitarla. Comunque, citofono e mi aprono. Eccoci nell’atrio storico dove, un tempo, era Gemma in persona a passare. Vengo accolto dalla suora che già vidi la prima volta che venni qui nel settembre del 2017. E’ una suora giovane, africana, simpatica. Mi accoglie e mi porta verso la sala da pranzo, dove la famiglia Giannini usava mangiare. Mi racconta le esperienze mistiche che Gemma viveva anche mentre mangiava.
Finito il tempo della sala da pranzo, la suora mi porta al piano di sopra, il fulcro dell’appartamento Giannini nonchè il ‘piatto forte’ dell’itinerario della santa lucchese. Visitare la camera da letto di Gemma dona emozione, meditazione, interesse, suscita sensazioni particolari, sopratutto laddove vi è un cuore aperto nonchè devoto alla santa. E’ un esperienza sensoriale, psicologica, olfattiva e visiva. E’ un momento forte. Si può così rivedere il letto dove dormiva nella stanza assieme alla zia, i suoi averi personali, i suoi oggettini, la copia originale del diario bruciata dalla mano del demonio nonchè tanti piccoli oggettini appartenuti alla famiglia che denotano l’epoca di appartenenza. Nelle stanze adiacenti si possono vedere altri averi di proprietà della santa e della famiglia Giannini. Si può così vedere, in aggiunta, anche il mantellino da passionista che la santa portò fino alla morte, le bende con le quali avvolgeva le stigmate, le lettere originali ancora oggi custodite e in condizioni ottimali, con la carta invecchiata ma ancor solida e che fa denotare l’età naturale del materiale, risalente al triennio 1900-1903.
Alle ore 18.00 il tempo è già scaduto ed è ora di andare. Mi gusto per l’ultima volta i colori delle stanze, le pareti, figlie di un altra epoca, l’atmosfera, tutta la ‘colorazione’ naturale figlia dell’800′, gli averi e gli elementi storici legati alla santa e il suo bellissimo quadro nel piccolo stanzino prima della camera da letto. Poi mi congedo, avviandomi sotto la pioggerella e nel buio di una grigia serata invernale, verso le piccole viuzze di Lucca, alla ricerca di una Messa e di qualcosa da mangiare. Non sono riuscito a visitare altro, ma casa Giannini mi è bastata. Ciao santa Gemmuzza: ci rivediamo presto.
Spettacolare Fabio! Spettacolare!!!!
Io invece ho dentro di me così tanta riconoscenza nei confronti di santa Gemmuzza nostra che…. davvero… mi verrebbe da urlare il suo nome a squarciagola, come allo stadio quando il tuo calciatore preferito fa gol!!
GEMMAAAAAAAAAAAAAAA
GALGANIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
GEMMAAAAAAAAAAAAAAAA
GALGANIIIIIIIIIIIIIIIII
GEM MA
GAL GA NIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Sempre con noi, e noi in gol con lei con GEMMA DAVANTI!!!!!!!!!!!!!!!!
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Sei fantastica Pamela. Mi fai troppo sorridere 🙂 Continua così! 🙂
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E comunque si, viva la nostra santa Gemma!! 🙂
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