Oggi è il 2 aprile 2019. Sono le 23.25 al momento che scrivo e la giornata è oramai giunta al termine del proprio ciclo solare. Quest’anno, e questo 2 aprile in particolare, per me, per qualcuno a Messina o per un ragazzo che vive a Kyoto, potrebbe essere stato un giorno qualsiasi. Il 2 aprile del 2005, tuttavia, non fu, esattamente, un giorno qualsiasi. Per me lo fu e lo fu anche per molti altri, ma non lo fu per il mondo. Quel giorno di quattordici anni fa, infatti, papa Giovanni Paolo II concluse il suo cammino terreno e salì al cielo.

Mettendomi qui, tra me e me, a ricordar quel giorno, potrei ricavare dalla mente una serie di ricordi precisi ben conservati nel mio archivio e che riuscirei a ricreare nel dettaglio, rievocandone i colori, gli odori, i vestiti, lo scenario… ogni cosa. Erano i tempi del mandato presidenziale di Bush Jr., del Real Madrid dei galacticos, della prima era di Internet, della prima generazione con la moneta dell’Euro, del mondo post-11 settembre, di John Cena e Big Show, gli idoli pagani dello spettacolo del Wrestling americano, di Schwarzenegger come governatore della California e del cinema digitale (filmato, stampato, proiettato) per la prima volta nella storia. Una generazione come un’altra? Forse.
Mi trovavo in piazza Baronia, giù a Messina, nel paese di Villafranca Tirrena. Portavo un paio di jeans da rocchettaro, i capelli lunghi fino a metà collo, una maglietta estiva a maniche corte. Ricordo che, quel giorno, era stato detto che il papa sarebbe potuto morire da un momento all’altro. Era un sabato sera e mi trovavo circondato da ragazzi ben più grandi di me e che della fede nulla importava, meno che mai della salute del papa. Di quei momenti ho alcuni flashback che racchiudono al loro interno i dialoghi e le sensazioni che vissi in quel momento. Sono piccoli cumuli di informazioni che non mi sono mai dimenticato. Erano le ore 21.30 quando girovagavo per la piazza, circondato da una decina di persone, tutte tra i 17 e i 22 anni. La preoccupazione, per quelli che mi stavano intorno, era che il papa non morisse affinché non venisse annullato l’incontro di Wrestling della domenica mattina in tv.
In quei minuti che seguirono, mi chiedevo se il papa sarebbe sopravvissuto e se ce l’avrebbe fatta. Camminavo incerto, timido e introverso, circondato da una banda di giovani euforici dai quali non uscivano che bestemmie, parolacce e discorsi giovanili di vario tipo. Talvolta guardavo il cielo, talvolta a terra, tenendo per gran parte del tempo le mani in tasca. Alcuni dei miei pensieri mi portavano sulla luna, verso mondi di incanto e meraviglia, nel tentativo di scappare dal buio che, ai tempi, mi circondava di continuo; altri pensieri, invece, mi conducevano ai dolci ricordi della mia ragazza dell’epoca, con la quale mi ero appena lasciato (ciao, Martina). Così, me ne stavo lì, sorseggiando pensieri, mentre in parallelo ero intento ad ascoltare i pensieri altrui.
D’un tratto, mentre pensavo “non credo che morirà oggi, ce la farà”, intervenne un suono cristallino, distinto, riconoscibile tra mille sorgenti sonore diverse. Sentì suonare le campane. Non seppi bene cosa volessero comunicarci: “suonano le campane… e quindi?”, mi misi a pensare. Ma certo, ci arrivai un secondo dopo: Giovanni Paolo II era appena salito al cielo. Erano le 21.37 di sabato 2 aprile 2005 e il papa non era più tra noi. Il papa dei giovani, della famiglia e della gioia ci aveva lasciato per sempre. La mia adolescenza stava per entrare in un tunnel senza uscita; molte di quelli che, quella sera, erano con me (ciao, Rossello), li avrei persi per sempre entro poco tempo. Alcuni si sarebbero persi da soli e solo uno di loro, apparte me, sarebbe riuscito ad andarsene da quel posto.
Quando suonarono le campane, i ragazzi attorno a me iniziarono a bestemmiare, consapevoli che lo spettacolo di Wrestling, l’indomani, non ci sarebbe stato. Io sentì una morsa stringermi al cuore. Erano i tempi in cui, spiritualmente, ero legato alla figura del papa. Quel minuto passò e io pensai soltanto ad una cosa: che l’unica figura ecclesiale alla quale davvero importò di adolescenti come me, se n’era appena andata.
Una decade e quattro anni sono passati da quel pomeriggio; 14 anni spaccati, per essere più fiscali. Sapete cosa vi dico? Ricordi e sentimenti personali a parte, che non c’è nulla di cui rattristirsi per la perdita di una persona. Un tempo non lo capivo; poi ho iniziato a capirlo un pochino di più; oggi lo capisco bene. Questo perchè la morte non esiste. La morte è la separazione dell’anima dal corpo: chi muore in stato di grazia risorge con Cristo e ha la vita eterna. Così, Giovanni Paolo II ci lasciò e a me dispiacque, certo. Ma oggi, anche se fisicamente non è più tra noi, è comunque vivo, perchè egli è in Paradiso con Gesù e Maria. Ed è più in forma che mai: bello e trasfigurato, giovane e splendente di luce in eterno. Tra i Santi più alti che ci siano nei cieli.
Non lo si può più sentire andando a San Pietro o vedendolo dove si poteva vedere. Non lo si può vedere come io, sabato scorso, ho visto un mio caro amico. Lo si può invece sentire nel proprio cuore, pregandolo e invocandolo. Lo si può anche sognare. E quando stringi un rapporto con un santo, la cosa diventa reciproca. Se ti fai vivo, lui si fa vivo con te; se esisti per lui, lui esisterà per te. Se diventi devoto, non mancherà, in termini spirituali, di visitarti, secondo i mezzi che sono concessi ad un anima del Paradiso. Così, santo papa Giovanni Paolo II moriva il 2 aprile 2005, lasciando per sempre la sua vita terrena, il suo corpo ed il Trono di Pietro a Roma. Eppure, oggi, è vivo. Ci credete? Io si.
Due sono stati (ma si potrebbe dire anche soltanto “sono”) i papi che hanno segnato la mia vita, GPII e BXVI. Nel 2005 ero ancora ben lontana dal tornare a casa, nella Chiesa, ma ricordo chiaramente il sentimento di una persona amica che si allontanava e della fine di un’epoca…
… vorrei chiederti, se non sono indiscreta, quali sono i trascorsi non proprio positivi ai quali accenni in questo post; e se magari ne ha scritto in precedenza.
Intuisco il genere di esperienza di vita, ma vorrei capire meglio.
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Mi riferisco principalmente alla depressione, allo sbando giovanile, all’emarginazione, alla solitudine, a problematiche familiari. E ad altro, si. Talvolta ho nominato qualcosa in vari pezzi che ho scritto nel corso del tempo. Piccoli pezzi di informazione sparsi qua e la.
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Capisco. Raccoglierò le briciole qua e là, quando le incontrerò.
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