Il film Tolkien diretto da Dome Karukoski è stato distribuito nelle sale il 10 maggio e c’è chi è ha già avuto da ridire. Da noi in Italia uscirà giovedì 26 settembre. Dopo la release sono giunte le prime considerazioni sulla pellicola: da una parte vi sono stati apprezzamenti e dall’altra dissensi di vario tipo.
Vediamo di capire la fonte degli echi del dissenso giunti dalla stampa d’oltremare. Premetto che sono giunto a conoscenza delle critiche, giustificate da un dissenso motivato, tramite un messaggio inviatomi su whatsapp da un mio amico.
Partiamo da Tyler o’Neil di pjmedia.com

- Fonte: pjmedia.com
“Cosa dice” La prima recensione qui sopra riportata manifesta quello che si direbbe essere il grande neo di produzione, il grande collante condiviso dalla maggioranza delle critiche internazionali: l’assenza della fede cattolica dal racconto della vita del professore. L’autore esterna il punto mancante del progetto fin dalle prime righe. In più occasioni, Tyler appunta come il film, distribuito da Disney dopo la recente acquisizione della 21 Century Fox, abbia scartato la fonte d’influenza principale che, fin dalla gioventù, ha sorretto il professore britannico: la sua fede in Cristo. Viene anche lamentata la mancanza, nella diegesi del lungometraggio, del rapporto con C.S. Lewis, autore de Le cronache di Narnia.
L’autore, lungo il testo della sua review, riporta le opinioni mirate di altri pensanti del cinema anch’essi concordi sulla medesima posizione espressa da Tyler. L’autore prevalentemente citato come fonte di affermazioni è Loconte, un biografo di Tolkien. In conclusione, indipendentemente dal valore tecnico e artistico, Tyler appunta che, fin quando Hollywood ignorerà la fede cristiana ed escluderà la stessa da qualsiasi biopic, difficilmente vedremo un film su Tolkien capace di catturarne la vera essenza.
Proseguiamo con frate Michael Word di catholicherald.co.uk

- Fonte: catholicherald.co.uk
“Cosa dice” Il secondo autore è frate Michael, sacerdote religioso. Anch’egli sottolinea ed appura la mancanza della fede dal film. Michael lamenta come la mancanza della devozione religiosa sia la problematica più seria del film, il quale, senza di essa, non potrebbe giustificare un biopic simile. In aggiunta, appunta le differenze che il film avrebbe attuato dalla storia reale per finalità di drammatizzazione, chiudendo in finale con un affermazione secondo la quale il film non vincerebbe né a livello biografico né come opera drammatica. Frate Michael conferma la rimozione della fede come difetto imperante che impoverisce la motivazione d’esistenza del film, rendendone vana l’esistenza stessa.
Che dire, se quanto detto fosse vero, saremo dinanzi un’adattamento storico sprecato. Senza il racconto della fede, un qualsiasi biopic su Tolkien cadrebbe nel sapore di vanità, in quanto si riempirebbe di contenuti sì interessanti (il matrimonio, la vita privata, gli scritti etc…) ma privati della dovuta radice sorgente da cui essi sono sgorgati (la fede): i primi sono una diretta conseguenza della seconda.
È un po’ come se domani facessimo un film sulla vita di papa Giovanni Paolo II senza raccontarne il sacerdozio e la vocazione. Se escludi la materia prima, gli aspetti fondamentali e primari che han costituito la vita di un uomo, di cosa vai a parlare, cosa racconti, quali parti della vita vai a mostrare? Si cade nel paradosso del biopic: parlare di una persona senza parlare di ciò che la rese in un tale modo. È grazie alla fede che egli è divenuto come noi oggi lo conosciamo.
Per poter anteporre il nostro parere, noi del popolo osservante, dovremmo però aspettare la distribuzione in territorio italico del film che avverrà, come già esposto all’inizio, giovedì 26 settembre. Solo così potremo farci un idea nostra e solo nostra, indipendentemente da quanto espresso altrove. Resta però l’alta probabilità che quanto esposto dai due autori riportati sia un dato di fatto che inevitabilmente riscontreremo anche noi.
La reazione critica esposta dai due autori serve da monito per Hollywood: una parte del mondo si accorge se le cose non vanno come dovrebbero e se, nello specifico, la fede cattolica viene a mancare in un biopic simile, dove avrebbe dovuto esserci, chi di turno ne se accorgerà senz’altro. Se vuoi fare il birichino sottraendo dalla lista ingredienti la materia prima, madre di tutti gli ingredienti, per un principio tuo personale, qualcuno te lo farà notare. Com’è giusto che sia.
Tolkien

- Regia: Thomas Karukoski
- Sceneggiatura: David Gleeson, Stephen Beresford
- Musiche: Thomas Newman
- Cast: Nicholas Hoult, Lily Collins, Colm Meaney
- Durata: 112 minuti
- Anno: 2019
- Box Office: $9.000.000