“La Passione di Cristo” di Mel Gibson e l’arte del Vangelo che prende vita: genesi di un capolavoro senza tempo

‘‘Devo prendere
la Passione di Cristo
e animarla, renderla viva
e mostrarla al mondo
’’
pensiero di Mel Gibson,
da qualche parte nello spazio-tempo

Se il film, in genere, è la proiezione dell’io interiore di chi lo ha concepito, che sia il regista, il produttore o i vertici di uno studio, “La Passione di Cristo” – a maggior ragione – dev’essere stata la manifestazione esteriore del pensiero di Mel Gibson. Il pensiero precede l’atto tradotto in materia; ciò significa che, se c’è un’azione, questa è stata generalmente concepita nella mente ancor prima di venire compiuta.

Questo deve aver pensato Mel Gibson quando decise di realizzare il kolossal dell’improbabilità: mostrare, nei limiti del possibile, il sacrificio di Cristo, la Passione del Venerdì Santo. Chissà quale fu l’istante, insito nel creato, in cui Mel Gibson decise che avrebbe dovuto mettersi a fare questo film. Potrebbe essergli capitato molti anni addietro alla realizzazione del film stesso.

Me lo immagino sul letto, alle 10 di sera, mentre, dopo aver letto il capitolo della Passione nei vangeli canonici, chiude la Bibbia, riflette tra sé e sé e coglie l’attimo: «quasi quasi ci faccio un film». E me lo immagino mentre sul volto gli si pone un sorriso compiacente, l’espressione di chi si degusta la propria idea reputandola vincente, un’espressione puntata verso un punto indefinito della camera ed avvolta dalla sola luce accesa della lampadina. E lì decise che avrebbe fatto questo film, dandolo per certo già nel suo cuore.

Della serie colpo di genio.

Quando ho fame e voglio cucinarmi un piatto di pasta, mi serve una sola materia prima: la pasta. Prendo, apro, butto, attendo, scolo e mangio. Poi mi ci vorrebbero due o tre strumenti: la pentola, lo scolo e il piatto con posate. E per un film? Per un film ci sono diverse materie prime in gioco. Ci vuole l’attore, i materiali, la scenografia, i costumi, il trucco… e ci vogliono gli strumenti necessari per realizzare il progetto: denaro, cineprese, studi, risorse tecniche, attrezzature di ogni genere, operatori tecnici e artistici e quant’altro. E ci vuole anche la pasta, perchè se l’attore non mangia, non recita, e se non recita, il film in live-action non lo fai.

Il film si è contraddistinto, alla fine, per l’accurata selezione di materie prime, l’alta efficenza di strumenti utilizzati e l’altissima qualità del processo realizzativo. Il risultato finale: un capolavoro!

E a te, quanto è piaciuto La Passione di Cristo?
Puoi votare qui sotto ed esprimere il tuo indice di gradimento!
(√update: ops, mi sono reso conto che non è possibile votare e che, di fatto, questo star-system ha finalità solamente grafiche; oppure è solo un bug che verrà risolto. Voi provateci, eh)

Classificazione: 5 su 5.

Per La passione di Cristo bisognava fare centro. Non si poteva sbagliare. Bisognava realizzarlo allo stato d’arte, in modo puro e crudo, attraverso un adattamento quanto più fedele alla realtà dei fatti. Doveva essere una lettura purista e letterale del vangelo e così è stato. Non doveva venir fuori soltanto un ottimo prodotto, un’ottima pellicola, ma un masterpiece storico e culturale. Qualcosa che rasentasse il perfezionismo e raggiungesse l’eccezionalismo qualitativo. Doveva proporre quanto avvenuto così come avvenuto, attraverso un principio di coerenza e adesione agli avvenimenti storici pressoché totale. Un ‘assolutismo’ storico che andava riproposto in modo altrettanto assolutista. Il vincolo universale doveva essere uno solo: fedeltà purista alla fonte sorgente. 

Tutto ebbe inizio quando…

I
Settembre 2002: Mel Gibson annuncia al mondo il film sulla Passione di Cristo

… Mel Gibson, come esposto poc’anzi, decise di realizzare la trasposizione della Passione di Cristo. Il Venerdì Santo, vangelo canonico, Nuovo Testamento – 33 d.c.. Non so di preciso quando avvenne il momento della scelta, ma credo che debba essere avvenuto da qualche parte a cavallo tra gli anni 90′ e gli anni 00′, in una qualche frazione del tempo a noi sconosciuta. Potrebbe anche averlo concepito mentalmente vent’anni prima: non possiamo saperlo con certezza. 

Ho cercato in lungo e in largo in rete nel tentativo di trovare il primo o uno dei primi articoli storici usciti nel mondo, in formato cartaceo o digitale, riguardanti il film: un articolo digitalizzato inerente il primo o uno dei primi annunci fatti sulla terra sull’esistenza del progetto. Al momento non sono certo di aver trovato quello che, da qualche parte nella terra, dovrebbe essere stato il primo articolo informativo che all’alba del terzo millennio avvisò il genere umano che Gibson avrebbe diretto il film in questione. Eppure, qualcosa ho trovato.

Cercando, cercando e cercando, attraverso un variegato processo di ricerca e documentazione, sono alla fine riuscito a trovare una fonte antica: un articolo tradotto in italiano uscito nel settembre del 2002, con oltre 17 anni di vita editoriale, cartacea o digitale che sia.

  • Quest’intervista in italiano pubblicata il 1 settembre del 2002 è finora la cosa più antica che abbia trovato in ambito editoriale riguardante il film di Mel Gibson: è di fatto il primo articolo reperibile al mondo sulla pellicola. Non necessariamente il primo che sia mai stato scritto e pubblicato ma perlomeno il primo che si conosca e di cui ci è dato sapere

Proseguendo nelle ricerche attinenti al progetto, ho scoperto che fu proprio nel settembre del 2002 che Gibson annunciò al mondo per la prima volta che avrebbe diretto “un film sulla Passione di Cristo”. La finestra temporale storica riguardante l’annuncio iniziale risalirebbe dunque al periodo in questione. 

  • Gli articoli più antichi che sono riuscito a trovare nel periodo storico-temporale del post-annuncio risalgono al 2003. Sono articoli usciti uno il 1 luglio e l’altro il 2 agosto di quell’anno. Ve ne sono altri pubblicati a settembre, ottobre e dicembre. 

È dunque il settembre del 2002 il periodo in cui, nel mondo, si venne a sapere che Gibson avrebbe lavorato ad un film sulla Passione di Cristo. Quando venne annunciato, la pre-produzione era già iniziata e il casting era completo. Il 2003 è invece l’anno dell’exploit mediatico e della diffusione ‘articolistica’ su scala internazionale. Memore degli adattamenti religiosi pubblicati in passato, tra cui lo sceneggiato televisivo cristo-logico del 1977 con Robert Powell, l’umanità non aspettava di certo quel che sarebbe venuto fuori da lì a meno di due anni. 

II
Le fonti, la sceneggiatura e le lingue

La fonte primaria del film è la Sacra Scrittura, la Bibbia. Abbiamo dunque il Nuovo Testamento con i quattro vangeli canonici. L’episodio della corte di Erode, presente nel film, è tratto dal vangelo di Luca in quanto solo in esso è contenuto. La frase “faccio nuove tutte le cose”, che si può sentire durante la scena della Via Dolorosa (la Via Crucis), deriva dall’Apocalisse di san Giovanni (Libro della Rivelazione), capitolo 21, verso 5. 

Vi sono poi fonti secondarie usate da Gibson come supporto complementare e che rientrano tra le “rivelazioni private”: tra le suddette fonti abbiamo lo scritto mistico della beata Caterina Emmerich intitolato “La Dolorosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”. Scritto contenente una serie di dettagli specifici su quanto narrato nei vangeli riguardo la Passione. 

Per la costruzione visuale di alcune sequenze, Gibson ha poi usato come fonte di ispirazione l’iconografia cristiana tradizionale. Fonte utile per le sequenze della Via Crucis, per la scena in cui Maria prende in braccio il Figlio una volta che questo è deposto dalla croce e per la rappresentazione visuale del volto di Cristo, modellato traendo ispirazione dalla Sacra Sindone. 

In conclusione, se si vuole mostrare Cristo, bisogna dirigersi verso la Bibbia, aprirla, leggerla e acquisire accuratamente le informazioni dei vangeli canonici. I vangeli sono la sceneggiatura completa del film: così come è stato narrato, è stato adattato e dunque mostrato. Tuttavia, come già esposto, a supporto dei vangeli Gibson ha usato in aggiunta una serie di fonti aggiuntive che lo hanno aiutato a rendere più specifici gli avvenimenti trasposti, ovverosia a concretizzare una maggiore specificità, utile per la cultura del micro-dettaglio, nelle sequenze adattate.

La sceneggiatura del film è quindi un transfer tecnico di quanto segue:

  1. Nuovo Testamento: quattro vangeli canonici e Apocalisse di san Giovanni
  2. Lo scritto della beata Caterina Emmerich
  3. Iconografia tradizionale cristiana

Scelte e confermate le fonti e sceneggiata la Passione, rimaneva da capire quale lingua utilizzare per il film. Fin dai primi vagiti della produzione, Gibson scelse l’utilizzo del latino e dell’aramaico, evitando l’uso di lingue odierne di carattere ‘universale’ per la ricostruzione storica dell’opera. Gibson scelse dunque di usare le lingue che ai tempi venivano parlate, finalizzando una ricostruzione quanto più aderente alla realtà qui riproposta, ricostituita ed evocata e permettendo al progetto di beneficiare di un realismo simulativo fuori parametro. Simulazione totale? Esattamente. E a beneficio dell’opera e dei consumatori della stessa.

Penso che sia quasi controproducente esporre alcune delle cose in lingua moderna. Ti fa venire voglia di alzarti e di urlare la linea di dialogo successiva, come quando senti “essere o non essere” e istintivamente dici tra te e te “questo è il dilemma” (Mel Gibson)

Lo script è stato scritto in inglese da Mel Gibson in collaborazione con Benedict Fitzgerald, sceneggiatore statunitense che, prima de ‘La Passione’, aveva sceneggiato soltanto un adattamento di Moby Dick risalente al 1979È stato poi tradotto in latino da William Fulco, professore presso l’università privata gesuita Loyola Marymount University di Los Angeles, ed infine ricostruito in aramaico. Gibson scelse l’utilizzo del latino piuttosto che del greco essendo essa la lingua comune dell’epoca e non essendoci fonti certe che venisse usato il greco biblico piuttosto che il latino. 

III
Pre-produzione: lo studio, il budget, gli uomini-chiave

Capire attraverso quale studio produrlo e quale fosse il budget rientrava chiaramente tra gli aspetti necessari per avviare la produzione. Gibson diede inizio alla produzione del vangelo cinematico senza assicurare fondi esterni o certezze in termini di distribuzione.

Gibson decise di produrlo attraverso il suo stesso studio, la compagnia Icon Production, società di produzione indipendente da egli stesso fondata nell’agosto del 1989 in collaborazione con Bruce Davey, co-fondatore e co-proprietario dello studio. L’investimento derivò quindi da una sorgente privata, autonoma e indipendente. Gibson produsse il suo stesso film, senza interferenze creative e senza che fosse subordinato ai burocrati del cinema, ma padrone di sé e delle sue scelte tecniche e creative e titolare ‘supremo’ della sua stessa opera. 

Differentemente da altri studi di produzione indipendente che costituiscono, ‘assemblano’ una parte dei fondi tramite collaborazioni di investimento o prestiti di risorse altrui con conseguente acquisizione di debiti, la Icon Production finanzia i suoi stessi progetti da sola, supportata unicamente da fondi finanziari di proprietà. Questo assicurò a Gibson il controllo totale dell’opera sia nella forma che nella sostanza e in ogni sfaccettatura ad essa correlata, senza che vi potessero essere interferenze esterne. Poter fare ciò che hai stabilito di fare secondo le tue stesse direttive senza che nemmeno un fotogramma possa essere soggetto a manipolazioni e divergenze artistiche di sorta.

Oltretutto, nel 2002, Gibson non trovò supporto alcuno dalle parti di Hollywood (Contea di Los Angeles), né per una collaborazione di co-produzione né per un’eventuale partnership inerente la distribuzione. La scelta di produrlo attraverso la sua stessa compagnia fu quindi quanto mai logica e necessaria, pur di avere il prodotto finale come Gibson voleva che fosse, considerando anche la totale assenza di eventuali compagnie interessate nel progetto.

I produttori furono quindi Gibson e Davey, co-proprietari della Icon Production, con l’aggiunta di un terzo produttore, Stephen McEveety.

“Questo film riguarda una cosa che nessuno vuole toccare, perdipiù filmato in due lingue ormai morte. Dalle parti di Los Angeles credono che io sia pazzo, e forse lo sono” (Mel Gibson – 23 settembre 2002)

Per il progetto di adattamento, Gibson stanziò un budget di circa 45 milioni di dollari: 30ml per la produzione (25ml secondo altre fonti) e 15ml per il marketing. Furono denari versati di tasca sua, presi dal tesoriere della compagnia di produzione di sua proprietà. Prodotto e realizzato con i suoi stessi denari, il film di Gibson si può definire creazione del tutto personale a tutti gli effetti.

Gli elementi tecnici del progetto erano dunque stati stabiliti. Una produzione Icon Production con Gibson, Davey e McEveety come co-produttori della pellicola, Gibson e Benedict Fitzgerald come co-sceneggiatori e Gibson come regista del progetto e un budget di 30ml capace di coprire qualsiasi necessità materiale, tecnica e logistica.

Joseph Caleb Deschanel fu scelto come direttore della fotografia (cinematografo), John Debney come autore della colonna sonora mentre John Wright e Steve Mirkovich furono scelti come editor del film. Il passo successivo era fare il casting e scegliere gli attori!

IV
Gli attori: questi sconosciuti 

Una delle prime domande da risolvere doveva essere: chi interpreta chi? Serviva un Gesù, una Maria, un Pietro, una Maddalena, un Giuda, un Barabba… e così via. Tutti, dalla loro, dovevano avere un profilo completo ed almeno tre caratteristiche primarie: 

  1. Alta verosimiglianza estetica e fisica con il personaggio da interpretare
  2. Capacità attoriali eccellenti 
  3. Conoscenza del personaggio, del contesto e degli avvenimenti 
  4. Grande credibilità linguistica nell’eseguire la lingua aramaica e/o latina

E scelta migliore non poteva essere fatta. Il cast artistico de “La Passione” è stato uno dei migliori per il rapporto qualità attore/personaggio che sia mai esistito sulla terra. Interpreti uno più eccellenti dell’altro che non hanno solamente recitato – hanno vissuto la parte, rendendola viva come la materia organica. Un capolavoro di casting: attori brillanti, performance indimenticabili.

Il casting ebbe luogo durante l’estate del 2002, prima ancora dell’annuncio ufficiale del film in ambito pubblico. La maggior parte degli attori fu scelta tra giugno e agosto.

Per Gesù, Gibson scelse Jim Caviezel. Nato il 26 settembre 1968, avente 33 anni ai tempi del casting e 34 anni durante le riprese, non poteva che rivelarsi la scelta vincente. Jim ricevette una chiamata dove gli venne detto che il produttore Stephen McEveety voleva incontrarlo per un “surfing movie”, un film sul surf. Jim lo incontrò a pranzo ed un paio d’ore dopo Gibson si mostrò al meeting. Il regista statunitense iniziò a parlare di cosa Cristo avesse davvero passato e Jim fece «Si, ho visto il film di Zeffirelli» e lui, Gibson, rispose «No, no. Mi riferisco alla cosa vera». E lì, Jim ne fu colpito. E poi aggiunse «Vuoi che faccia Gesù». Jim venne preso per interpretare Gesù da Gibson in persona. Nella realtà dei fatti, si può affermare che fu Gesù a scegliere Jim in persona, affinchè, attraverso di lui, si mostrasse il Figlio di Dio.

I believe I was called to play this role. 
— John Caviezel, 700 Club, 25 February 2004

Maria venne affidata all’attrice romena Maia Morgenstern. Il suo cognome, Morgenstern, significa “Stella del Mattino”, uno dei titoli della Vergine Maria. Gibson reputò questo ‘parallelismo’ particolarmente significativo durante il casting, come se fosse un segno del cielo.

La parte di Barabba fu data a Pietro Sarubbi. Attore nostrano, nato a Milano nel 1961, Sarubbi venne chiamato da Gibson in persona per interpretare Barabba. Sarubbi partì pretendendo di interpretare Pietro, come da lui stesso dichiarato. Gibson, tuttavia, lo volle specificatamente per Barabba. “Tu sei Barabba” gli fece il regista statunitense. Fu così che Sarubbi fece Barabba — scena breve, performance brillante. Qui di seguito, ecco il racconto di come Sarubbi prese la parte e di quel che accadde dopo: dalla trasmissione ‘Mosaico’ per TV2000 (seconda parte dell’intervista).

Per Pietro fu scelto il nostro Francesco DeVito. Gibson vide un quadro che rappresentava Pietro e quando vide l’attore, notò la somiglianza estrema che intercorreva tra quest’ultimo e il santo. Soltanto per motivi estetici, decise che il ruolo di Pietro sarebbe andato a lui. Anch’esso fece il test-screen (o screen test) e ovviamente i risultati furono eccellenti.

I ruoli restanti furono assegnati ad interpreti altrettanto adeguati, azzeccati ed eccellenti: il diavolo a Rosalinda Celentano, il ladrone Disma a Sergio Rubini, Giuda a Luca Lionello, Ponzio Pilato a Hristo Šopov e così via.

V
Le riprese: date, luoghi e ricordi dal set
Vol. 1
Date e luoghi

La fase di principal photography (altresì conosciuta come filming – in italiano riprese), ha avuto inizio il 4 novembre 2002 e si è conclusa l’8 gennaio 2003 – dipanata nell’arco di tre mesi durante il periodo invernale, durò 66 giorni. Il film è stato interamente filmato in Italia in tre luoghi distinti: negli studi di Cinecittà nel comune di Roma e nella regione della Basilicata, nel comune capoluogo di Matera e nel comune di Craco (prov. di Matera), in particolare nel borgo fantasma non più abitato dopo il terremoto del 1980. 

  • Date: 4 novembre 2002 – 8 gennaio 2003
  • Luoghi: comune di Roma (studi di Cinecittà), comune di Matera, comune di Craco (MT)
Vol. 2
Ricordi dal set

Pietro Sarubbi, l’attore che interpretò Barabba, ebbe una conversione durante le riprese, nella scena in cui, liberato da Ponzio Pilato, incrocia lo sguardo di Cristo. Quel ruolo, quella sequenza, quel fotogramma particolare, fecero di Sarubbi un futuro cattolico-romano praticante. L’attore ebbe così una conversione del cuore e fu solo uno dei tanti frutti collaterali scaturiti dall’opera — prima, durante e dopo la pubblicazione. Sentite l’esperienza da lui raccontata. Vi propongo la sua testimonianza completa che l’attore diede presso la Diocesi di Imola.

Caviezel ha avuto una delle esperienze più forti, da lui stesso definita a once-in-a-life-time experience. Partecipava alla Santa Messa tutti i giorni; a Matera ne venivano dette tre al giorno: una in italiano, una in latino e una in dialetto locale. Grazie alle frequenti partecipazioni alla Messa, l’attore potè apprendere gradualmente il latino. Alle Sante Messe si aggiungevano i rosari recitati di continuo, quotidianamente. L’attore, che aveva vissuto una forte conversione a Medugorje, era lì non per mostrare sé stesso, ma Cristo.

“Voglio che gli spettatori vedano te, Gesù, non me”
Jim Caviezel, sul set

Durante la scena della Via Crucis, quando Gesù porta la croce, l’attore si lussò una spalla sinistra – la sentì uscire dall’articolazione. In quell’istante provò un dolore fisico tremendo che mise da parte l’attore e l’interpretazione e fece venir fuori il Cristo. Quanto successo rese credibile, reale e viva l’interpretazione della scena; inoltre, la problematica accadutagli gli fece perdere l’equilibrio e lo fece cadere a terra dove colpì il terreno con il volto facendosi male al naso e alla bocca, tant’è che iniziò a perdere sangue. Come da lui stesso riportato, Caviezel aveva cessato di recitare: era Gesù che si vedeva, non lui.

Durante la scena della Crocifissione, racconta Caviezel, era sempre presente un sacerdote con il SS. Sacramento tra le mani. Durante la sequenza in cui veniva inchiodato, la spalla lussata gli usciva di continuo, causandogli dolore vero. Durante la flagellazione, fu colpito per sbaglio due volte dalla sferza subendo una ferita lunga 14cm e a ciò si aggiunse un infiammazione ai polmoni che si riempirono di liquido.

L’attore soffrì anche di mancanza di sonno, dato che per tre mesi dovette svegliarsi alle tre del mattino per il trucco che richiedeva almeno otto ore. La sfida fisica e mentale del freddo non fu da meno: per tutto il periodo invernale si contavano giusto pochi gradi sopra lo zero. Durante l’ultima ripresa, un fulmine colpì la croce dove Caviezel si trovava per la scena della crocifissione e della morte, davanti a 250 persone della troupe: l’episodio è ad oggi tra i più forti che siano successi sul set.

VI
Le musiche di John Debney

Le musiche del film sono state realizzate da John Debney, unico autore della colonna sonora, scelto da Gibson in persona. La colonna sonora consta di quindici composizioni ripartite nell’arco dei 127 minuti di pellicola. La creazione musicale fu il frutto di una particolare collaborazione tra Debney e Gibson: una collaborazione intellettuale, creativa e visionaria.

A detta dello stesso Debney, i due lavoravano a stretto contatto, con Debney avente autonomia creativa e Gibson pronto ad aiutarlo nei momenti in cui l’autore non sapeva come muoversi. Gibson dava le direttive per far si che la sua visione musicale potesse realizzarsi e Debney usufruiva dei suoi talenti per costruire il miglior insieme di valori musicali possibili, sfruttando i punti di riferimento espressi dal regista, co-sceneggiatore e co-produttore. 

“Solo quando non sapevo distinguere il basso dall’alto e la destra dalla sinistra, veniva e mi aiutava. Questo è il modo in cui funzionava. Scrivevo alcuni pezzi di musica e se ne andava via per un paio di giorni. Io gli presentavo la musica e lui mi dava i suoi feedback positivi e negativi. Con lui era un bellissimo processo perchè c’erano alcuni giorni davvero difficili ed altri ricchi di benedizione e sublime felicità ”

John Debney

Dal canale Rami 545, eccovi un interessante speciale sulla creazione musicale del film.

La OST ricevette una nomination come miglior movie soundtrack alla 77° edizione degli Academy Award 2005 (gli Oscar) e vinse il Dove Award 2005 alla 36° edizione annuale del GMA Dove Awards. In entrambi i casi, la nomination e il riconoscimento avvennero nel 2005. L’album della colonna sonora, inoltre, raggiunse la prima posizione nelle classifiche Top Christian Albums e Top Soundtracks nel 2004.

Ad oggi, la colonna sonora della pellicola è disponibile in digitale, in versione CD e in Vinile.

VII
La scelta del titolo: ‘The Passion’ o ‘The Passion of the Christ’? 

Concluse le riprese e archiviate su negativo da 35mm gli shot registrati, mancava la fase di post-produzione e gli aspetti inerenti la formazione finale burocratica e commerciale del prodotto. Tra le varie vicissitudini, vi fu una piccola variazione riguardante il titolo del film. 

Originariamente, Gibson decise di chiamare il film The Passion, solamente ‘La Passione’ e basta. Tuttavia, la Miramax Films aveva già registrato il marchio “The Passion” per una pellicola tratta da un romanzo del 1987. Il marchio era dunque già occupato: occorreva una variazione.

Il 16 ottobre 2003, l’agente di Gibson annunciò di seguito che il film sarebbe stato distribuito negli Stati Uniti come «The Passion of the Christ». La denominazione sarebbe poi stata assunta per tutti i mercati internazionali, divenendo la titolazione ufficiale del film, valida per tutta la terra! Fu così che il film passò da The Passion a The Passion of the Christ – La Passione di Cristo.

VIII
Gennaio 2003 – febbraio 2004: post-produzione, distribuzione e marketing

Più di 54 studi tecnici lavoravano simultaneamente sulla pellicola (tra pre-, pro e post-produzione), le riprese erano concluse, il negativo veniva sottoposto a cure di ogni genere nei laboratori di post-produzione, la fase conclusiva dei lavori procedeva spedita, Mel Gibson preparava la fase preliminare di supporto promozionale e la release si avvicinava.

I vertici della produzione, così come parte o tutto del cast tecnico e creativo, serbavano un timore ed una speranza: il timore era che il mondo sarebbe rimasto indifferente dinanzi al loro lavoro e la speranza era che il mondo avrebbe invece reagito. Stessa paura, due modi diversi di affrontarla. Tra le due cose prevalse la speranza. Lo sapete già: il film fu un successo senza precedenti, planetario e totalizzante nel suo incedere. Ci hanno creduto, ci hanno sperato: è successo.

Gli effetti visuali e gli effetti visuali speciali della pellicola furono curati da cinque studi di produzione di effettistica visuale e speciale, ovverosia:

  • Corridori G & A Cinematografica S.r.l. (effetti speciali)
  • Captive Audience Productions Inc.
  • Eden FX (effetti visuali)
  • Keith Vanderlaan’s Captive Audience Productions (effetti speciali)
  • Look Effects (effetti visuali)

La società KO Creative si occupava di realizzare i trailer secondo i fotogrammi, gli shot e le sequenze che venivano inviati da Gibson. La Blu Gold prestava il proprio laboratorio fotografico per la correzione colore della pellicola, secondo le direttive del direttore della fotografia Caleb Deschanel e la supervisione di Gibson. La DBA West lavorava al marketing. La DeLuxe Laboratories si occupava di stampa analogica del master. La Dolby Laboratories di post-produzione del suono. La compagnia Fratelli Cartocci s.r.l. di trasporti logistici. La Marcella C. Public Relations di pubblicità. La Motive Entertainment anch’essa lavorava al marketing. E molte, molte altre!

La fase di post-produzione durò almeno 6 mesi e si estese lungo tutto il periodo invernale, primaverile ed estivo dell’anno, fino al mese di giugno 2003 e oltre – mese in cui il master da proiezione, ancora soggetto ad un processo di ottimizzazione, era comunque pronto per un’eventuale proiezione preliminare, nonostante fosse ancora in fase di perfezionamento tecnico.

Gibson organizzò di seguito un piccolo tour promozionale su scala nazionale tra i singoli stati federali USA, organizzando screening preliminari e conferenze cristiane presso le Chiese e le comunità cristiane degli stati federali – Chiese perlopiù di denominazione evangelica. Il regista organizzò così uno screening privato per 800 pastori della comunità evangelica presso la New Life Church, chiesa cristiana evangelica situata nel comune di Colorado Springs, stato federale di Colorado, con la presenza di Ted Haggard, pastore e fondatore della Chiesa nonchè presidente dell’associazione nazionale di evangelici.

Tra l’estate del 2003 fino alla distribuzione avvenuta nel febbraio del 2004, Gibson organizzò oltre 80 proiezioni private mostrando porzioni o versioni preliminari non ancora ultimate della pellicola; in aggiunta, organizzò uno screening dinanzi 3.600 pastori presso la Saddleback Church con a capo il pastore Rick Warren, in Lake Forest. Le partecipazioni permisero la creazione di un effetto di viral marketing – passaparola e promozione piramidale tra la popolazione.

Durante la post-produzione, la fase di chiusura dei lavori tecnici, burocratici e artistici e la fase gold (fase di stampa), Gibson ebbe difficoltà nel reperire un contratto di distribuzione valido per il suolo domestico nord-americano.

La 20th Century Fox ebbe un primo contatto preliminare con il regista, diede un’occhiata al modello contrattuale per un eventuale accordo con la Icon Production ma infine rifiutò, tirandosi fuori dalla possibilità di divenire il distributore del film nel momento in cui iniziarono a farsi avanti le prime proteste – contro il film – di “antisemitismo” da parte di una certa fetta di pubblico. Il film, dunque, già dalle fasi embrionali di post-produzione, riceveva accuse infondate analoghe.

Certe reazioni critiche, in senso negativo, vennero a galla durante tutto il periodo di post-produzione e sarebbero poi sopraggiunte in numero anche dopo la release: inglobale e sputate dai media, si fecero avanti già dalle fasi finali di completamento del 2003. Antisemitismo, eccesso di violenza et similia furono alcuni dei feedback a sfondo negativo che la pellicola avrebbe ricevuto nel corso del tempo e di cui era già bersaglio prima della release.

Alla fine, dopo una serie di contatti falliti, Gibson, stanco dei no e onde evitare di sorbirsi ulteriori rifiuti (anche per evitare di vedere ingigantita la storia del “rifiuto per accuse di antisemitismo”), decise di distribuire il film in territorio domestico da solo in collaborazione con Newmarket Films (compagnia sulla quale nessuno avrebbe scommesso), che si occupò così della diffusione del master da proiezione in formato analogico, da 35mm, nei territori nord-americani, il territorio casalingo. Il positivo per la proiezione in sala aveva dunque trovato un distributore domestico. La Icon Production avrebbe poi rivenduto i diritti di distribuzione internazionale in tutto il mondo.

Nel mondo, tra l’ambito domestico e internazionale, sono state 50 le società di distribuzione che si sono occupate di distribuire il film in 90 paesi del mondo. Il film vide dunque la pubblicazione in 90 mercati, 2 mercati domestici e 88 mercati internazionali.

In italia, i diritti di distribuzione del master li acquisì la Eagle Picture che si occupò, così, della formazione italiana del film e di ogni aspetto ad esso relativo in territorio nostrano: distribuzione nei cinema, traduzione dei testi, campagna promozionale, advertising televisivo, locandine e manifesti, pianificazione regionale e nazionale della distribuzione e realizzazione dell’home video ITA.

Il processo di promozione del prodotto, la formazione commerciale e le soluzioni adoperate in fase di marketing, man mano che la pubblicazione si avvicinava, si discostarono dalle solite formule protocollari made in USA. Gibson rifiutò parte delle ‘architetture’ di marketing standardizzate adoperate dall’industria cinematografica. L’artista n.1 della produzione fece dunque tesoro dei 15ml di budget per il marketing usufruendo delle risorse in modo accurato e selettivo.

La promozione televisiva fu programmata su scala ridotta, e non su vasta scala come taluni avrebbero potuto ipotizzare, senza particolari ‘invasioni persuasive’ di sorta e senza che lo spot promozionale andasse in onda in heavy rotation, occupando ogni slot disponibile per l’inserzione pubblicitaria. Vennero realizzati e diffusi dei trailer senza, tuttavia, istituire una grossa partecipazione televisiva e si può in aggiunta annoverare l’assenza quasi totale di promozione online. Non venne fatta alcuna conferenza stampa di tipo classico – la cosiddetta ‘press junket’.

Questo fu il primo trailer distribuito tra il 2003 e il 2004. Dal canale AMBI Distribution.

Nonostante una serie di ricerche effettuate (credetemi: alquanto estenuanti), non sono riuscito a scoprire in quale data esatta la Icon Production rilasciò il primo storico trailer ufficiale. Ritengo che sia stato pubblicato verso il trimestre conclusivo del 2003 ma non ho certezza alcuna a riguardo. Potrebbe essere stato pubblicato e diffuso, per via televisiva, tra il mese di settembre e di dicembre ma è solo un ipotesi interpretativa.

Gli slogan pubblicitari – le cosiddette taglines – usufruiti e diffusi dalla Icon Production furono quattro.

By his wounds, we were healed
One man changed the world forever
The movie behind the greatest event in the history of the world
12 Hours That Changed the World

La Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con a capo la Santa Sede, realtà ecclesiali e non, denominazioni cristiane scismatiche di ogni tipo, gruppi di preghiera, gruppi di parrocchia, Chiese particolari da ogni parte della terra, occidentali e orientali, organizzazioni ed associazioni laiche sia in seno alla Chiesa che in ambito sociale e pubblico, si impegnarono nell’offrire il proprio supporto gratuito alla pellicola di Gibson, creando un effetto mediatico su scala mondiale progressivo e graduale – una sorta di effetto domino.

L’Unione della Chiesa Metodista offrì pure il suo supporto, in particolar modo si fece avanti il rev. pastore John Tanner dell’Alabama e con sé il suo gruppo del comune di Hampton Cove. Così fecero anche gli Avventisti del Settimo Giorno assicurando il proprio supporto al film di Gibson. Così facendo, il regista ottenne l’appoggio di qualsiasi denominazione cristiana.

Il film ricevette in aggiunta il supporto pubblico di leader evangelici, tra cui Rick Warren, Billy Graham, Robert Schuller, Darrell Bock, Pat Robertson, Lee Strobel, Jerry Falwell, Max Lucado, Tim LaHaye, Chuck Colson con l’aggiunta del supporto della testata editoriale Christianity Today dell’editor David Neff.

L’opera di Gibson beneficiò dunque del passaparola, dell’effetto virale e piramidale tra le persone, in particolar modo quelle di fede cristiana, delle promozioni locali da parte delle varie realtà religiose e non, con le Chiese e i gruppi impegnati ognuno a modo loro ad offrire un supporto promozionale auto-didatta alla pellicola: chi con il passaparola, chi con la promessa che avrebbe visto il film al cinema, chi con annunci fisici o ‘virali’, chi usufruendo di siti internet e blog a supporto della pellicola, chi con banchetti, manifesti e volantini, chi con la propria partecipazione nei cinema con tanto di banchi promozionali esposti in strada dinanzi le strutture pronti a rispondere alle domande dei passanti, chi in altre maniere.

Le principali fonti di promozione furono quindi costruite con un budget promozionale da 15ml di dollari, piuttosto esiguo se paragonato con le risorse che gli studi dietro i blockbuster dell’epoca investivano in territori domestici e internazionali, con l’aggiunta del supporto virale-piramidale delle comunità cristiane di mezzo mondo, cattoliche e non e di ogni denominazione cristiana o quasi.

Trailer e piccole campagne televisive, tour promozionali, screening preliminari, interviste mirate, nessuna conferenza stampa ‘classica’, riconoscimenti internazionali post-release, supporto della stampa, negativo o positivo che fosse, passaparola virale, aiuto e supporto delle comunità cristiane: tutto fu di aiuto nella promozione dell’opera.

Considerando che oggi si spendono dagli 80-100ml ai 150-200ml in marketing e distribuzione per una produzione di tripla AAA, i 15ml investiti per la formazione promozionale del film sembrano, ad oggi, quasi bruscolini – pur non essendolo, sia chiaro. Il marketing più forte fu quindi quello dettato dal popolo più che dall’investimento monetario. Lo studio mise il suo: al resto pensò Dio.

IX
Pre-release, 5 dicembre 2003: il papa vede in anticipo La Passione di Cristo. Disse mai “It is as it was”?

Il 5 dicembre del 2003, tre mesi prima della diffusione internazionale del film, una copia del master da proiezione venne data dal co-produttore Stephen McEveety (terzo produttore del progetto) all’arcivescovo Stanislaw Dziwisz, allora in carica come prefetto aggiunto della Casa Pontificia dal 1998 e come ‘segretario particolare’ del Sommo Pontefice fin dal 1978.

Giovanni Paolo II vide la pellicola presso il suo appartamento assieme all’arcivescovo Dziwisz venerdì 5 e sabato 6 dicembre. Successivamente, il papa si incontrò con il produttore che aveva donato la copia del film; all’incontro erano presenti il medesimo arcivescovo Dziwisz e Jan Michelini, l’assistente alla regia di Gibson membro dell’equipe tecnica del film.

Il 17 di dicembre, la colonnista Peggy Noonan, della testata The Wall Street Journal, riportò, nero su bianco, un’affermazione che Giovanni Paolo II avrebbe detto riguardo il film di Gibson, «It is as it was» (è come è stato), citando come fonte dell’affermazione il co-produttore McEveety, il quale disse che l’aveva saputa dall’arcivescovo Dziwisz. Noonan, prima di scrivere la colonna del 17 dicembre, aveva inviato un’email a Joaquin Navarro-Valls, il capo dell’ufficio stampa del Vaticano, per avere conferma prima di scrivere l’articolo, ricevendo sorprendentemente l’approvazione da Navarro-Valls riguardo l’utilizzo del pope’s quote “It is as it was”.

John L. Allen jr., corrispondente dal Vaticano per il National Catholic Reporter e vaticanista per la CNN, pubblicò la stessa versione dei fatti nello stesso giorno, citando un alto funzionario anonimo del Vaticano come fonte dell’informazione. Reuters, una news agency fondata nel 1851 e Associated Press, un’agenzia no-profit di informazione fondata nel 1846, confermarono indipendentemente la storia, citando una serie di ‘fonti interne’ al Vaticano.

Il 19 dicembre, il Los Angeles Times, quando chiesero se la citazione “It is as it was” fosse affidabile, Navarro-Valls aveva risposto “penso che possiate considerare la citazione come accurata”.

Il 18 gennaio 2004, il colonnista Frank Rich del New York Times scrisse che l’affermazione ‘stava venendo sfruttata dall’entourage di Gibson’ e che, quando aveva chiesto a Michelini sul meeting, Michelini disse che l’arcivescovo Dziwisz aveva riportato le parole del papa come “It is as it was” dicendo anche che il papa aveva definito il film incredibile (in italiano), termine poi tradotto come ‘amazing’. Secondo quanto riportato dalla CNS il giorno dopo, l’arcivescovo Dziwisz dichiarò “Il Santo Padre non l’ha detta a nessuno la sua opinione sul film”.

In un intervista rilasciata alla CNN il 21 gennaio, John L. Allen Jr. notò che, mentre l’arcivescovo Dziwisz aveva dichiarato che Giovanni Paolo II non aveva fatto alcuna dichiarazione riguardo il film, altri ufficiali del Vaticano continuavano ad insistere sul fatto che il papa (l’affermazione sul film) l’aveva detta, mentre altre fonti sostenevano di aver sentito dall’arcivescovo Dziwisz dire che il papa l’aveva detta in altre occasioni, con Allen che definì la situazione “un po’ incasinata”.

Un rappresentante della Icon Production espresse sorpresa riguardo le dichiarazioni dell’arcivescovo Dziwisz dopo la corrispondenza e le conversazioni avute tra i rappresentanti del film e il portavoce ufficiale del papa, Navarro-Valls, dichiarando “non c’è ragione di credere che il supporto del papa sul film non è come avvenne (isn’t as it was)”.

Il 22 gennaio, dopo aver parlato all’arcivescovo Dziwisz, Navarro-Valls confermò che Giovanni Paolo II aveva visto La Passione di Cristo.

X
25 febbraio 2004: The movie is out!
Vol.1
Mercato domestico (USA e Canada)

È il 25 febbraio 2004, mercoledì delle ceneri: La passione di Cristo esce nei cinema in USA e nel mondo. Sono 4.793 gli schermi e 3.043 i cinema scelti per il mercato domestico, in Nord America (Stati Uniti e Canada), per la settimana di debutto, dal 25 al 29 febbraio (mercoledì-domenica), di cui solo 3.006 al day-1.

I cinema furono poi espansi a 3.408 dopo lo strepitoso avvio iniziale, man mano che il successo commerciale progrediva di giorno in giorno, macinando spettatori, biglietti e flussi di denaro importanti. Ad esempio, dal 4 al 5 di marzo, le sale di proiezione passarono da 3.043 a 3.170 in 24/h. I valori economici ottenuti in ambito nazionale convinsero altri 365 cinema a noleggiare una copia del master per la proiezione in sala lungo il corso del tempo, dal debutto fino al termine. 

L’incasso nel giorno del debutto fu di $26.556.573, l’incasso nel week-end d’apertura (venerdì-domenica) fu invece di $83.848.082 per un totale di $125.185.971 ricavati nella settimana iniziale, dal mercoledì alla domenica. In totale, in territorio domestico, il film di Gibson ha raggiunto i $370.782.930, pari al 60.8% circa del ricavo mondiale, divenendo uno dei film di maggior incasso nella storia domestica.

Il film debuttò al n.1 nelle chart domestiche e rimase al n.1 delle classifiche nazionali dal 25 febbraio fino al 18 marzo, per poi scendere al secondo posto il 19 marzo seguente. Sono 59.625.500 i biglietti venduti negli USA durante la proiezione storica del film: quasi 60ml di spettatori unici nei cinema. La theatrical run del film (periodo di proiezione al cinema), in territorio domestico, iniziò il 25 febbraio e terminò ufficialmente il 29 luglio. 

Un po’ di statistica!

  • 3.408 cinema totali (25 febbraio – 29 luglio)
    • 3.006 cinema al day-1 (mercoledì delle ceneri, 25 febbraio)
    • 3.043 nella settimana di debutto (25 – 29 febbraio)
  • $370.782.930 di incasso domestico
    • $26.556.573 al day-1 (mercoledì delle ceneri, 25 febbraio)
    • $83.848.082 nel week-end d’apertura (venerdì 27 – domenica 29)
    • $125.185.971 nella settimana di debutto (25 – 29 febbraio)
  • 59.625.500 biglietti venduti / spettatori
  • N. 1 nelle chart dei film più visti: 25 febbraio – 18 marzo (23 giorni)
  • Theatrical run domestica: 25 febbraio – 29 luglio 2004 (152 giorni)
Vol. 2
Mercati internazionali (resto del mondo)

Nel resto del mondo furono 88 i paesi che videro La Passione di Cristo. Oltre 49 furono le società di distribuzione internazionali impegnate nella pubblicazione e nella cura locale del film nei mercati internazionali, presenti in America Latina (centrale, caraibica e meridionale), Europa, Africa, Asia (orientale, meridionale e occidentale) e Oceania. La prima data di pubblicazione internazionale fu la stessa dell’uscita domestica: a partire dal 25 di febbraio fu infatti possibile vederlo in 3 paesi al di fuori dei confini domestici. Le date di pubblicazione variarono di paese in paese, con date di uscita differenti di mercato in mercato, con ogni stato avente i suoi giorni di pubblicazione.

I mesi coinvolti per la pubblicazione internazionale del film in ogni parte del mondo e il numero di mercati coinvolti per mese furono: febbraio (3 mercati), marzo (42 mercati), aprile (33 mercati), maggio (6 mercati) e i restanti mesi di giugno (2 mercati), luglio (1 mercato) e settembre (1 mercato).

[Febbraio] In Australia, Nuova Zelanda e Grecia uscì il giorno della pubblicazione domestica nord-americana, il 25 febbraio.

[Marzo] In Polonia venne pubblicato il 5 marzo. A Malta arrivò il 10, in Portogallo l’11, in Irlanda il 12, in Libano il 15, in Jamaica, Giordania e Siria il 17 e in Austria, Svizzera, Germania e Guatemala il 18. In altri dodici mercati (tra cui Brasile, Messico, Panama, Peru, Cina, Cile ed altri sei) arrivò il 19. In Qatar giunse il 21, in Finlandia il 24 mentre in Argentina, Ungheria e Porto Rico il 25. In altri dieci mercati (tra cui Bolivia, Paraguay, Uruguay, Cipro, Norvegia ed altri cinque) venne distribuito il 26 mentre in Egitto, Francia e nelle Filippine il 31.

[Aprile] In Bosnia Erzegovina, Hong Kong, Macao, Singapore e Olanda arrivò il 1 aprile. Negli Emirati Arabi Uniti, in Danimarca, in Spagna, in Sud Corea e in Svezia arrivò il 2. In Russia uscì il 4, in Belgio, Svizzera (regione francese) e Italia giunse il 7, in Repubblica Ceca, Croazia, Serbia, Slovacchia e Ucraina l’8. In altri sette paesi (tra cui Estonia, Ghana, Lituania, Romania ed altri tre) il 9. Fece il suo arrivo in Oman e nelle Filippine il 14, in Lituania il 16, in Armenia e in Iran il 20, in Tailandia il 22 e in Bulgaria il 23.

[Maggio] In Giappone arrivò il 1 maggio, in India, Nigeria, Nepal e Pakistan uscì il 7 e in Kazakistan il 14.

[Giugno] [Luglio] [Settembre] In Slovenia uscì il 3 giugno e in Kenya arrivò il 25 (solo a Nairobi). In Indonesia arrivò il 21 luglio. L’ultimo mercato fu la Malesia dove venne proiettato l’11 agosto per uno screening speciale ed infine vide la pubblicazione domestica attraverso una distribuzione limitata il 1 di settembre.

L’incasso nel resto del mondo, sommando i ricavi dei singoli mercati internazionali al di fuori dei confini domestici, fu di $251.558.994, pari al 39.2% dell’incasso planetario.

In Italia, il film uscì il 7 aprile nel giorno del mercoledì santo, venne distribuito in 553 cinema e incassò 19.939.336 di euro, divenendo la pellicola con il maggior incasso durante la festività pasquale e terza nella classifica nazionale dell’anno corrente.

Il film raggiunse un discreto successo anche nei paesi a maggioranza islamica, come in Egitto, dove la pellicola venne distribuita in soli 6 cinema in tutto il paese e finì comunque per posizionarsi al 20° posto nella classifica dei film con il maggior incasso dell’anno, totalizzando un ricavo in dollaro pari a $245,049. Un risultato straordinario, considerando la tipologia di film, l’interesse potenziale che poteva suscitare, l’utenza di nicchia, la maggioranza islamica della popolazione, la natura limitata della distribuzione, le condizioni socio-economiche del paese e la minoranza cristiana capace di essere l’unica a supportare il film.

Via con la statistica.

  • 88 mercati internazionali
  • 3.231+ cinema internazionali (approssimativo – mancano i dati di molti paesi)
  • 7 mesi totali usati per la distribuzione (febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio e settembre)
  • $251.558.994 di incasso internazionale
  • Periodo temporale di pubblicazione (dal primo all’ultimo mercato): 25 febbraio – 1 settembre 2004 (186 giorni)

Statistica italiana.

  • 553 sale totali (distribuite in 20 regioni)
    • 545 sale iniziali al day 1
  • 19.939.336 di euro di incasso totale
    • 1.095.000 di euro al day 1 (7 aprile, mercoledì delle ceneri)
    • 1.910.770 di euro nei primi due giorni (7 e 8 aprile) per una media di 3.506 euro a sala
  • 3.393.166 biglietti venduti / spettatori
    • 215.000 spettatori al day 1 (7 aprile, mercoledì delle ceneri)
  • Risultati da classifica:
    • Primo come maggior incasso e miglior debutto nel mercoledì delle ceneri
    • Primo incasso dell’anno durante il periodo pasquale 2004
    • Terzo incasso dell’anno solare 2004
    • 49° incasso di sempre nella storia del cinema italiano
  • Theatrical run: 7 aprile – 23 maggio (47 giorni)
Vol. 3
Worldwide (totale)

In totale, il film ha incassato $622.341.924 in tutto il mondo – dato worldwide – di cui $370.782.930 in patria e $251.558.994 all’estero. È stato distribuito in un totale di 90 paesi, 2 mercati domestici e 88 mercati esteri/internazionali. È stato il quinto film per incassi al mondo del 2004.

Statistiche!

  • 6.639+ cinema in tutto il mondo
    • 3.408 cinema in territorio domestico
    • 3.231+ cinema in territorio estero (dato non completo)
  • $622.341.924 di incasso worldwide
    • $370.782.930 di incasso domestico
    • $251.558.994 di incasso internazionale
  • Quinto film più visto al mondo nel 2004
    • n.1 nelle chart domestiche dal 25 febbraio al 18 marzo
    • n.1 durante le festività pasquali in Italia e n.3 nella classifica nazionale italiana di tutto l’anno
  • 75.233.667+ biglietti venduti / spettatori nel mondo (dato non completo)
  • 90 mercati al mondo
    • 2 mercati domestici
    • 88 mercati internazionali
  • Theatrical run: 25 febbraio – 1 settembre 2004 (186 giorni)

[Fonte dei dati domestici, internazionali e planetari: IMDB / Box Office Mojo / Wikipedia.org USA / the-numbers.com]

XI
31 agosto 2004: approdo nel mercato home-video!

Il successo nelle sale si arrese soltanto verso la fine della stagione estiva. Dopo averlo spremuto a lungo nei mercati di mezzo mondo, arrivati al mese di luglio il master da proiezione cominciava a venire ritirato dalle sale domestiche e d’oltreoceano, giunto oramai agli sgoccioli e prosciugato dalle milioni di proiezioni avvenute nelle sale di mezzo mondo. Il film giungeva così al termine del suo percorso e il cerchio naturale si chiudeva. Fare, mostrare, diffondere, evangelizzare: missione compiuta.

Se lo vedevi in sala e desideravi poi rivederlo, l’unica soluzione, perlomeno ai tempi, era il noleggio o l’acquisto della versione casalinga: l’home-video. Il 31 agosto, il film venne distribuito per il mercato home-video dalla 20th Century Fox Home Entertainment, pronto per intrudersi nei mercati casalinghi e per divenire parte della famiglia con la Vhs e il Dvd.

Il prodotto home-video, così come la proiezione al cinema, fu un successo internazionale senza precedenti: furono 2.4ml (2.400.000) le copie vendute entro le 3 del pomeriggio del 31 di agosto, 7 ore dopo l’inizio della rivendita dei formati home-video nei negozi. Entro il termine del giorno solare, il film riuscì a vendere la bellezza di 4.1ml (4.100.000) di unità. Un successo straordinario e un risultato economico e finanziario da tripla A.

Il 30 gennaio 2007 venne pubblicata, per i mercati nord-americani, la Definitive Edition, l’edizione speciale a doppio-disco arricchita di contenuti speciali, bonus, scene eliminate, commento del regista, versione censurata e versione integrale, making of, behind the scenes, documentari sulla produzione e quant’altro. La versione venne poi distribuita in tutto il mondo il 26 marzo.

Il 17 febbraio 2009 venne distribuito il film per la prima volta in Blu-ray, con master in 2k / 1080p pari al positivo da proiezione visto in sala. Il 7 febbraio 2017 il Blu-ray è stato ristampato e ridistribuito in edizione speciale. Ad oggi, il Dvd ha venduto più di 5ml di copie e il Blu-Ray più di 100.000 unità.

XII
I frutti dell’opera

Il “dopo” del film è stato un fiorire di frutti di conversione e di grazie spirituali in tutto il mondo. Con quest’opera, lo Spirito Santo ha avuto modo di introdursi e toccare i cuori più duri, usufruendo anche di questo mezzo per giungere alle anime. Sono milioni le persone toccate dall’opera di Gibson. Se già durante il set si erano sperimentate grazie ed episodi particolari, capace di toccare l’intimo delle persone coinvolte, i frutti collaterali scaturiti dalla proiezione del film, dalla sua diffusione e dalla libera circolazione dell’opera nel mondo, sono stati immensi e senza numero.

Credo che valga parafrasare il verso del vangelo canonico che dice “se dovessimo raccontare ogni cosa fatta da Gesù non basterebbe tutta la carta del mondo”. E a me vien da creare una parafrasi ‘simbolica’ applicabile alla pellicola: se dovessimo raccontare ogni grazia ed ogni frutto spirituale scaturito dalla visione del film, non basterebbero antologie intere di testimonianze!

Sono milioni le persone che, a contatto diretto con la visione della Passione, hanno sperimentato grazie interiori, frutti di conversione, un maggior avvicinamento a Cristo e alla fede e un aumento di calore e di amore nei confronti del Signore. Tutti ne sono stati toccati; ognuno di noi ha una particolare esperienza di relazione con il film. Quest’opera ha ricostruito e mostrato quanto realmente accadde e ha toccato tutti noi nella carne, dritto al cuore. Ha toccato le camere interiori dell’anima, laddove risiede il sentimento umano, la comprensione, l’empatia e il dolore.

Quest’opera ha il potere di avvicinare, qualora venga diffusa, proiettata e visionata, le persone al cuore di Cristo. Chi osserva la sua Passione non può che sciogliersi il cuore dinanzi il Sacrificio supremo che egli ha compiuto per tutti noi. E questa la grande qualità ‘collaterale’ e implicita di questo film: generare empatia nei confronti di Cristo, sentire nel proprio cuore una parte di ciò che ha sofferto. Per questo rientrava nei piani di Dio e per questo è stato realizzato. Aggiungere un ‘ponte’ ulteriore che aiutasse le persone ad avvicinarsi a Gesù.

Gli strumenti e le vie di Dio ch’egli usa per arrivare a noi sono infinite, ogni via convive ed esiste in armonia con l’altra e l’una non preclude l’altra: con La Passione di Cristo ha acquisito uno strumento in più!


Per la gloria di Gesù e non per la gloria dell’uomo, Dio-orientato e non Ego-orientato, La Passione di Cristo è stato il più grande film “per Dio” che sia mai esistito sulla terra. Il film più significativo di sempre, per il Paradiso e non per un benessere temporaneo e terrestre. Il lungometraggio più importante della storia, un capolavoro senza tempo. Una pietra miliare della storia umana: storico e imperdibile.

Pronti per il sequel? In futuro uscirà La Passione di Cristo: Resurrezione. Di Mel Gibson, con Jim Caviezel. Si, la coppia è tornata, si è riunita e farà un nuovo capolavoro. Ci vediamo fra qualche anno!

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