02.04.2005: Veniva chiamato all’Eternità papa Giovanni Paolo II

02 aprile 200502 aprile 2020: esattamente quest’oggi di quindici anni fa, veniva chiamato all’Eternità Giovanni Paolo II, presbitero polacco, 264° papa della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, 6° sovrano dello Stato Vaticano e Santo nei Cieli.
(Ed anche il mio papa preferito di ogni tempo)

Qual modo potrebbe stuzzicare le creatività delle nostre menti per parlare di Giovanni Paolo II, per far si che i fedeli lo conoscano? Se qualcuno ci chiedesse “Parlami di Giovanni Paolo II…”, cosa potremmo dire? Saremmo chiamati a #parlare, usando la parola, colei per mezzo della quale si espresse il Verbo Incarnato. Oppure potremmo #mostrare, lasciando che siano documenti, fatti, immagini e video a parlar di lui. Ed io scelgo una via di mezzo, una soluzione organica che includa ambo le possibilità.

Voglio parlarvi, ma ancor di più mostrarvi, questa figura tra le più belle e luminose che siano mai esistite nella storia del mondo. Uno dei più grandi doni che Cristo ci abbia concesso, per materna intercessione di Sua Madre Maria.

Dai, mettetevi comodi…

(I) Il giorno dell’elezione – Giovanni Paolo II venne eletto il 16 ottobre 1978. (Retroscena) Ricordando alcune piccole informazioni relative al ‘backstage’ dell’elezione, fu soltanto alle 18:18 del 16 ottobre che, dal comignolo della Sistina, si levò la fumata bianca. Alle 18:45, il cardinale Pericle Felici fece l’annuncio dell’avvenuta elezione. E dunque il papa era stato votato: la Chiesa Universale (Cattolica) di Cristo ha il suo pontefice!

  • Al min. 1.52 c’è la presentazione al mondo del nuovo papa: GPII esce dalla balconata di San Pietro.
  • Al min. 2.35 «Sia Lodato Gesù Cristo». Così si inizia e sempre così un papa avvia il suo pontificato!
  • Al min 3.33 «Gli eminentissimi cardinali, hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma… lo hanno chiamato da un paese lontano».
  • Al min 5.51 «E se sbaglio, mi corrigerete». Storica affermazione che mostrò fin da subito la sua ironia!

Il video è dal canale di Orazio Tassone.

(II) Per ricordare la persona e la sua umanità – Giovanni Paolo II ha raccolto e compreso le migliori doti e le migliori qualità dell’essere umano: sorriso, gioia, amore, compassione, empatia, intelligenza, conforto. Un papa completo, ricco di umanità, in continuità teologica con i predecessori, fedele al Deposito Fidei, legato alla Parola di Dio e al Magistero bi-millenario della Chiesa Cattolica. Un’espressione continua di fede, di gioia, di qualità d’animo. Un gigante – Il Gigante d’Occidente.

Questo video, dal canale DeCivitateDei1, a me ha sciolto l’anima, facendomi piangere.

(III) La parola e l’omelia – Giovanni Paolo II era un maestro della parola semplice e profonda al tempo stesso. Nella semplicità linguistica, vi era la profondità della teologia cattolica, del pensiero cristico. Da sempre, la sua parola verteva a farsi comprendere da tutti i popoli della terra. In attinenza con la Parola di Dio, era una parola universale.

Dall’archivio digitale del Vaticano, è possibile recuperare ogni singola catechesi del pontefice!
Consulta VATICAN.VA per scoprire le “Catechesi GPII” dal 22 ottobre 1978 al 14 gennaio 2005!

ESTRATTI DA ‘OMELIE’
«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!» 1
«L’offerta accompagnò i dolori e le sofferenze della croce, dando loro il valore redentore che senza quest’atto di oblazione non avrebbero avuto. Anche dopo la risurrezione e l’ascensione, la vita di Cristo continua ad avere una unità di significato, poiché anche ora Gesù continua ad offrire al Padre i dolori ormai passati della Passione. Per spiegare il mistero redentore, l’epistola si serve della liturgia vetero-testamentaria del giorno dell’espiazione. In quella liturgia le vittime immolate si bruciavano fuori dell’accampamento. Anche Cristo fu immolato sul Calvario, che allora si trovava fuori della città (cf. Eb 13, 11 ss). Il Sommo Sacerdote entrava nel “Sancta Santorum” per offrire a Jahvé il sacrificio. Anche Cristo, Sacerdote della Nuova Alleanza, risuscitò e salì al cielo, per entrare nel santuario celeste e presentare in modo perenne al Padre il sangue che un giorno sparse sulla croce.» 2
«’Ci sarà più gioia!’ Questo è lo scopo a cui mira l’azione di Dio nel mondo: la gioia per la liberazione dell’uomo dalla miseria morale della colpa, ma anche la gioia per il suo affrancamento da ogni infermità o malanno, che in qualche modo ostacola la sua piena realizzazione. Nel male fisico. infatti, si rivela in ultima analisi l’efficienza negativa di quel peccato delle origini che ha condizionato tanto pesantemente la storia della umanità» 3
«All’inizio dell’Anno della Famiglia ho indirizzato una Lettera personale a tutte le famiglie della personale a tutte le famiglie della Chiesa e del mondo. Certamente è arrivata tra le mani di molti di voi qui presenti e penso che essa potrebbe essere utile ai giovani che si preparano al matrimonio: essi devono essere condotti a tale impegnativo passo da un amore che è in se stesso qualcosa di bello. La Lettera alle famiglie si sofferma ampiamente sul significato del “bell’amore”. Oggi, in quest’incontro nel periodo d’Avvento, desidero augurare a tutti voi il bell’amore: ai coniugi che vivono il matrimonio ed ai giovani che vi si preparano. L’amore è bello quando è vero, quando è capace di far fronte alle esperienze e alle prove della vita. Nel “bell’amore” è presente Dio. Lui stesso, infatti, è amore nel senso più pieno della parola (cf. 1 Gv 4, 8). Cristo ci insegna il “bell’amore” in ogni pagina del Vangelo e specialmente nel sacrificio della Croce, col quale offre se stesso. Questa interpretazione della Croce con il “bell’amore”, questa interpretazione dell’amore con la Croce: è un mistero, è una realtà: cercate di approfondirla. Una meravigliosa esposizione del “bell’amore” la troviamo nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi, della quale voglio riportare qui un passo: ‘La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non vi vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta‘ (1 Cor 13, 4-7)» 4
«Giustizia e perdono: ecco i due “pilastri” della pace, che ho voluto porre in evidenza. Tra giustizia e perdono non vi è contrapposizione, ma complementarietà, perché ambedue sono essenziali per la promozione della pace. Questa, infatti, ben più che una temporanea cessazione delle ostilità, è risanamento profondo delle ferite che fiaccano gli animi (cfr Messaggio, 3). Solo il perdono può spegnere la sete di vendetta e aprire il cuore a una riconciliazione autentica e duratura tra i popoli.» 5

1 Omelia per la messa di inizio del pontificato, Roma, 22 ottobre 1978.
2 Santa Messa a Barcellona, 7 novembre 1982, Viaggio Apostolico in Spagna.
3 Celebrazione Eucaristica nella Piazza di Trevignano Romano, Omelia di domenica 17 settembre 1989, Visita Pastorale ad Orte e a Trevignano Romano.
4 Santa Messa per gli universitari romani, giovedì 15 dicembre 1994.
5 Santa Messa nella Solennità di Maria SS.Ma Madre di Dio e nella XXXV Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2002.

(IV) L’istituzione della GMG | Giornata Mondiale della Gioventù – Giovanni Paolo II ebbe una particolare attenzione per i giovani. La sua attenzione, il suo carisma, le sue energie, le sue omelie e il suo pontificato rivolto ai giovani sono stati tra le grazie più belle che la storia mondiale dei giovani abbia mai ricevuto. GPII fu giustamente soprannominato ‘papa dei giovani’. Ai giovani rivolse una larga fetta della sua pastorale e del suo pontificato.

Al santo papa polacco si deve l’istituzione della GMG, la Giornata Mondiale dei Giovani, fondata nel 1985 e nata come naturale prosecuzione del Giubileo dei Giovani avvenuto nell’aprile del 1984. Il GdG avvenne dall’11 al 15 aprile – la Domenica delle Palme – e si concluse poi il 22 aprile – la Domenica di Pasqua – dove il papa consegnò ai giovani la “Croce della Giornata Mondiale della Gioventù”. Al termine dell’incontro del GdG, Giovanni Paolo II disse ai giovani di tornare l’anno successivo, dando un secondo appuntamento annuale stabilito per il 31 marzo 1985.

Il 31 marzo 1985, dunque, Giovanni Paolo II istituì la GMG rendendola annuale. Ogni anno si sarebbe svolta in una città differente scelta dal papa e tra un’edizione e l’altra si sarebbe tenuta la versione ‘diocesana’, ognuno nella propria diocesi e secondo l’organizzazione diocesana, in attesa dell’edizione ‘mondiale’, attuata in un particolare stato del mondo. Ad ogni GMG vi sarebbe stato un tema portante. Ad oggi, la GMG prosegue sempre e comunque con cadenza annuale, un anno in un particolare stato e per due anni consecutivi in versione diocesana – È organizzata dal Dicastero Vita Laici e Famiglia e non è più il papa a scegliere la città di riferimento.

GFDL con disclaimer. FONTE
  • Eccovi un estratto dalla GMG 2000 – Roma, Italia.
  • Dal canale Dodici Porte.
  • Tema: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14)
  • Periodo: 15 – 20 agosto 2000
  • Partecipanti: 2.500.000

(V) Il suo pontificato: eredità e continuità con il Magistero – Il pontificato del santo papa polacco fu un antologia magisteriale di lusso. Ricco, vario, in continuità teologia con i predecessori, fedele alla Scrittura, alla Traditio e al Magistero bi-millenario, immutabile e fedele a Cristo in materie di fede quali omosessualità, aborto, sacerdozio, separazione dei ruoli, canonizzazione, eutanasia, unioni civili e matrimoni omosessuali, Giovanni Paolo II, in modo parallelo e complementare al sorriso, alla gioia e all’empatia umana che esprimeva, conservava una straordinaria coerenza magisteriale e un modello di pontificato pastorale e teologico duro e preciso.

“La condanna alla cultura della morte”. Giovanni Paolo II si enunciò contro quell’insieme di non valori che, di fatto, come lui spesso esprimeva, costituivano un crimine contro l’umanità, un danno implicito e collaterale all’economia della salvezza, un offesa a Dio e un atto di degrado morale. GPII espresse più volte la sua condanna contro questa “cultura della morte” formata da controllo artificiale delle nascite, abortoeutanasia, fecondazione artificiale, clonazione, eutanasia, unioni civili e matrimoni omosessuali. Tutto ciò che preclude e distrugge la vita, anteponendo, alla legge naturale, la legge dell’io umano.

“Aborto”. La Dottrina di GPII, in linea con la Dottrina bi-millenaria del deposito fidei, difese la vita umana dal concepimento fino alla morte, opponendosi all’ascesa mondiale dell’aborto negli stati del mondo. L’aborto fu condannato fin dal concepimento.

«C’è ancora, tuttavia, una strage legalizzata di esseri umani che sono stati concepiti, ma non sono nati. E questa volta stiamo parlando di una strage che è stata permessa nientemeno che da parlamenti democraticamente eletti, dove normalmente si ascoltano appelli per il progresso civile della società e di tutta l’umanità.»

“Sacerdozio”. Giovanni Paolo II confermò e ripetè l’assoluta, eterna e inamovibile esclusività del sacerdozio al sesso maschile, in obbedienza alla Parola di Dio, così come voluto da Cristo. Solo un uomo può essere sacerdote – e in questa verità vi è Scrittura (Parola di Dio) e Magistero (Insegnamenti della Chiesa Cattolica). Dio ha creato maschio e femmina diversi e complementari, ognuno secondo il proprio ruolo e il proprio ordine naturale: non è possibile né confondersi, né scambiarsi né rendersi ‘paritari’ intesa come uguaglianza biologica, ruolistica, comportamentale, attitudinale e psicologica. Dio vuole la separazione dei ruoli, parte della legge naturale, e non il contrario: ad un uomo un ruolo, alla donna un altro. Ciò che può fare un uomo non può farlo la donna, e viceversa. È così in natura, per natura.

Storicamente, nonostante la donna abbia avuto l’accesso politico ai lavori tipicamente maschili (creati dall’uomo e per l’uomo e stabiliti dall’attitudine e dall’inclinazione biologica maschile) e si sia dimostrata valida – già dai tempi passati e indipendentemente dai diritti politici del 900′ – in molti settori dove poter mettere a frutto la propria inclinazione naturale (amare, curare e prendersi cura degli altri), non è invece mai stata capace (o lo è stata raramente), in molti altri settori specifici, né di farli né di emularli, mettendo a nudo tutto il proprio limite naturale e mettendosi in condizione di inferiorità rispetto all’uomo, ottenendo, di seguito, l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. Anche dopo un secolo di ‘diritto paritario al lavoro’, una larga parte dei “lavori da uomini” continuano a venire svolti solamente o prevalentemente da uomini.

Se chi ti costruisce case, marciapiedi, strade, autostrade, palazzi, ponti, ferrovie, città, grattacieli e comuni è uomo, se coloro che guidano le forze dell’ordine e portano sicurezza nel sociale sono perlopiù uomini, se le forze speciali militari di ogni Stato sono costituite solo da uomini (e le donne non ne possono farne parte per legge) e se la maggior parte dei potenti, dei gestori del potere federale e sovrano della Terra è un uomo, c’è un motivo e si chiama Natura. Se determinate tipologie di lavoro vengono svolte principalmente da uomini, si chiama Natura. E così anche per la donna, la quale ha in natura doni e abilità non presenti nell’uomo; e l’uomo, a sua volta, ha in natura doni e abilità non presenti nella donna. L’uno completa l’altro.

La motivazione “made by Man”, fondata su principi naturali e storici, non è dunque e di certo riducibile a “è maschilismo” ma piuttosto alla condizione naturale dei sessi (diversità e complementarietà), alle inclinazioni naturali insite in natura nel maschio e ai limiti naturali dettati dall’inclinazione e dalla biologia femminile che, non volendo venire riconosciuti a causa della sopravvalutazione femminile creata da una certa categoria dei media, vengono ricondotti al “maschilismo invisibile”.

Volendo esporre una pietra angolare nel processo emulativo illecito che denota i limiti della donna, facendoci capire quanto il genere femminile non debba fare “il lavoro creato e compiuto da un uomo” ma quello che lei, in natura, sa fare, l’esempio del calcio è esemplare: hanno voluto fare il ‘calcio femminile’ in una sorta di atto paritario forzato, per rendersi ‘pari all’uomo’ ma, gira che ti rigira, sono sempre femmine: eccovi un calcio inferiore, inesistente sul piano tecnico, con una potenza di tiro individuale pari al ragazzino di 12 anni e un gioco di squadra inferiore ad una società sportiva di Serie D. Una versione che non piace a nessuno. Era dunque lecito, utile e necessario che ci fosse? No. Non è maschilismo, è la natura.

Il sacerdozio come esclusiva maschile ha, dalla sua, una serie di motivazioni teologiche, naturali, storiche ed ecclesiali che, di fatto, stabiliscono, in natura, la verità di fede “è un ruolo nativo per uomini”, dicitura basata su ragioni sorgenti bibliche e non di certo su slogan pubblicitari privi di ragione, assurgendo, tra l’altro, ad un grado di complessità esplicativa maggiore. Complessità che può venire espressa in modo semplice. Le donne non vi possono avere accesso non per motivazioni manuali e intellettuali, come se il sacerdozio si riducesse ad una serie di atti manuali e verbali fini a sé stessi o come se, in termini scientifici, le donne non fossero capaci di attuare uno degli atti manuali propri del sacerdozio quale è l’atto di distribuire l’Eucaristia o di alzare la mano per la Benedizione (che sono ben più che meri atti manuali e che non si riducono ad atti fisici, sia chiaro). No, non si tratta di precludere un mero ‘atto emulativo’ per ripicca.

Come sottolineato dal cardinale Sarah nel volume “Dal profondo del nostro cuore”, l’accesso femminile al sacerdozio renderebbe inutile la donna, perché la allontanerebbe dal suo ruolo nativo e primario (diverso e complementare al ruolo maschile) nel tentativo di “inseguire l’uomo nel suo campo”, annullando l’identità e il ruolo nativo femminile, diverso e complementare a quello maschile. Verrebbe sviata dal suo ruolo pur di fare quello che fa un uomo “così sono pari”, attuando l’inutile rincorsa ad una parità concettuale che non esiste ed è contro natura. Sarebbe dettato da un capriccio personale e non da una necessità storica realmente fattibile, lecita e consona.

Il motivo primario di questo “non è possibile” è dettato dalla diversità dei sessi (biologica, naturale e scientifica) che vuole, come conseguenza naturale, attitudini ed abilità diverse (non interscambiabili, come poi dimostrato) e la separazione dei ruoli. Due sessi, distinti e complementari, che si completano a vicenda. Maschi e femmine sono creati per completarsi a vicenda. Nella diversità e nella complementarietà c’è la diversità ruolista (dettata dalla natura stessa) e l’impossibilità per la donna di fare quello che fa un uomo, e viceversa. La motivazione principale rimane dunque una: Dio io non lo vuole. Punto.

Il Sacerdozio è un esclusiva dell’uomo e questa esclusiva è dettata dalla Volontà di Dio: alla donna aspetta un altro ruolo, differente, complementare e non ‘inferiore’. Non esiste il fondamento teologico secondo cui si potrebbe conferire l’Ordine Sacro alla femmina. Non esiste Parola di Dio secondo cui una donna potrebbe divenire sacerdote. Soltanto l’uomo ha la possibilità di ricevere l’Ordine Sacro, come discendente apostolico e perfetto imitatore di Cristo. Alla donna spetta il ruolo biologico di madre e di sposa di Dio. E non è poco.

Giovanni Paolo II ebbe modo di dichiarare, nel 1979, alle suore USA:

«La fedeltà a Cristo, soprattutto nella vita religiosa, non può essere mai separata dalla fedeltà alla Chiesa […] non è da sottovalutare il fatto che la vostra consacrazione a Dio deve manifestarsi nel segno esteriore permanente di un semplice e idoneo abito religioso»

Per confermare ulteriormente la questione, in obbedienza al Patrimonio della Rivelazione, Giovanni Paolo II ribadì tale verità di fede nella lettera apostolica Mulieris dignitatem il 15 agosto 1988 e nella lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 22 maggio 1994.

«[Il papa] In virtù del [suo] ministero di confermare i fratelli [dichiara che] la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale, e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli»

Giovanni Paolo II ripetè il 20 novembre 1999 ai vescovi della Germania:

«l’insegnamento sul sacerdozio riservato agli uomini riveste il carattere di quella infallibilità che è legata al Magistero ordinario e universale della Chiesa».

Il discorso è chiuso. Giovanni Paolo II ribadì e confermò una verità di fede, chiudendo a vita il discorso.

“Celibato e divorzio”. Giovanni Paolo II confermò il vincolo eterno del celibato sacerdotale, in unione al Magistero universale della Chiesa, e l’assoluto divieto di accesso all’Eucaristia per i divorziati (conviventi o risposati). Presentò la sua posizione nell’esortazione apostolica Familiaris consortio del 22 novembre 1982, difendendo il Deposito della Fede dinanzi le proposte del modernismo.

Pontificato di Giovanni Paolo II
1978-2005
Dati e Statistiche

  • 14 encicliche
  • 14 esortazioni apostoliche
  • 28 motu proprio
  • 482 santi proclamati
  • 1339 beati proclamati
  • 1.163.865km percorsi in aereo
  • 104 viaggi apostolici 
  • 146 visite pastorali
  • 259 comuni unici italiani visitati
  • 301 parrocchie visitate
  • 697 città visitate
  • 703 colloqui con i Capi di Stato
  • 2125 sacerdoti ordinati
  • 3º pontificato più lungo della storia
  • Primo papa non italiano dopo 455 anni

(VI) La morte, il testamento e la canonizzazione del papa – Il Gigante d’Occidente morì all’età di 84 anni sabato 2 aprile 2005 alle ore 21.37 lasciando per sempre questo mondo. Era la vigilia della Domenica della Divina Misericordia. Secondo quanto dichiarato da fonti interne alla Santa Sede, l’ultima parola del pontefice sarebbe stata “Amen”. Ad annunciare la morte del papa fu Joaquín Navarro-Valls, l’allora direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il primo nella storia, in carica dal 1984 al 2006.

Giovanni Paolo II lasciò in eredità il suo testamento personale che scrisse in periodi distinti e successivi tra di loro. È possibile scorgere, all’interno del documento, una nota del santo pontefice risalente al 5 marzo 1982. Il testamento venne letto dal camerlengo Eduardo Martínez Somalo, membro del Collegio dei Cardinali, e dal decano del Collegio dei Cardinali Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI. Ciò avvenne prima della morte di papa Giovanni Paolo II. Venne poi reso pubblico il 7 aprile 2005.

«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (cfr Mt 24, 42) 

Il Testamento di Giovanni Paolo II
Reso pubblico il 7 aprile 2005
Scritto in polacco e tradotto in italiano
Copyright © Libreria Editrice Vaticana

Papa Giovanni Paolo è stato dichiarato Santo il 27 aprile 2014.


Sono giunto alla fine. I 27 anni di pontificato di santo papa Giovanni Paolo II sono stati tra i più importanti nella storia della Chiesa, sia come guida verso il Terzo Millennio sia come conferma del Magistero Universale in epoca odierna, 2.000 anni dopo la venuta di Cristo. Giovanni Paolo II ha insegnato a modernizzare le modalità comunicative del Vangelo, preservando e conservando, al tempo stesso, la natura Eterna delle Leggi di Cristo, che non sono né modificabili né revocabili. Tradizionale e conversatore e al tempo stesso capace di dare Scrittura, Tradizione e Magistero ad una nuova generazione. Un pontificato storico e imperdibile. Caro santo papa Giovanni Paolo II, prega per noi.

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