Art. 2 dell’accordo Stato-Chiesa del 18 febbraio 1984

Mi piace pensare, parlare, esprimermi. Accanto a me, nella vita di tutti i giorni, mi relaziono con ciò che Dio ha creato, ci cresco assieme e osservo chi realmente esprime un pensiero autonomo e chi invece è vittima del pensiero unico, il “pensiero della propaganda”, forzato dall’omologazione e dal conformismo di massa in obbedienza alla dittatura del politicamente corretto.

Poche ore dopo il nuovo decreto del governo del 26 aprile, la CEI ha rilasciato il suo decreto ecclesiale. E devo dire che, dopo un tempo indefinito di assenza, la CEI è tornata ad esprimere un pensiero proprio, autonomo, dettato dalla legge naturale e non dalla paura di contraddire il potere forte. Finalmente, la CEI rappresenta il pensiero popolare, e non populista, il sensus fidelium di cui parlava John Henry Newman, capace di incarnare sofferenze e desideri del popolo di fedeli. La CEI si manifesta finalmente in linea con il suo potere di ente autonomo.

La Santa Messa viene confermata come sospesa senza concorso di popolo anche dopo il 4 maggio, nonostante ci si aspettasse che riaprisse proprio dal 4 maggio in poi. Ecco il decreto della CEI del 26 aprile, che esprime un contrasto necessario e sacrosanto.

Decreto CEI
26 aprile 2020

“Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.

Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.

Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.

Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.

I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale.

26 Aprile 2020


È innegabile che almeno due paragrafi sintetizzino su carta il pensiero del popolo di fedeli: quello che molti tengono dentro, altri esprimono ed altri ancora URLANO.

  • “Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità […] e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.” – Così sarebbe dovuto essere grazie ai Patti Lateranensi del 1929 e all’Accordo Stato-Chiesa del 1984. Così dovrebbe essere grazie alla scissione separatista tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica. Così si presume che si faccia.

Accordo Stato-Chiesa
18 febbraio 1984
Art. 2
“1.La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.”

  • “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto” – Esattamente, cari pastori diocesani. Esattamente. Questo, purtroppo, è il risultato storico di un sovranismo che non è stato protetto, conservato, custodito e che è invece stato abolito e abbattuto dal patteggiare, dal buonismo, dal politicamente corretto e dalla tolleranza che ha portato il male esterno a prevaricare e che, gradualmente, ha fatto crollare la certezza di autonomia nel clero della Chiesa Cattolica e il potere che solo essa ha su di sé.

Che dire? Preghiamo, speriamo, offriamo. E preghiamo e speriamo che la Chiesa Cattolica, l’unica divinamente istituita, ritorni sovrana di se stessa, come ai tempi d’oro. Tanto, un giorno, questo tempo di buio avrà fine.

Matteo 16, 18 Et portae inferi non praevalebunt

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