“La Passione di Cristo” mostra solo entro certi limiti: Gesù ha infatti sofferto di molto peggio

Fin da quando è uscito al cinema, “La Passione di Cristo” di Mel Gibson è stato principalmente soggetto a due tipologie di opinioni. La prima: è bellissimo. La seconda: troppo cruento, troppo violento, Gibson ha esagerato, Gibson è caduto nell’estremismo, questo film è solo violenza… e poi ci sono le variabili, le sfumature annesse e connesse (per amor della semiotica) e le fusioni, tra chi pensa che sia “si bello ma troppo violento” e chi pensa che sia “non disturbante come violenza ma nemmeno un granché come film”, e così via.

Ciò detto, “La Passione di Cristo” di Mel Gibsondi cui ho sviscerato ogni dettaglio nell’apposito speciale – ha rappresentato il Venerdì Santo, il giorno della Passione di Cristo. Gesù che assorbe, vive e offre la sofferenza fino alla morte per la redenzione dell’umanità intera, offrendoSi come sacrificio finale per la nostra salvezza.

È l’atto finale del Piano Salvifico, concluso con la Resurrezione e Ascensione di nostro Signore. Questo ha portato alla rappresentazione grafica, letterale e descrittiva, del Sacrificio di Cristo, atto per atto, in accordo con i Vangeli Sinottici: la flagellazione alla colonna, la corona di spine, la salita sul monte Calvario, la crocifissione e la morte. La pellicola di Gibson è di fatto l’adattamento dei Misteri del Dolore del Santo Rosario, il Venerdì della Passione. Dunque era necessario che Gibson mostrasse l’enormità del Sacrificio di Cristo, le sofferenze che Egli ha patito per noi; quelle sofferenze che sono le uniche capaci di darci una giustificazione dinanzi il Padre, casomai dovessimo cadere nel peccato, rialzarci e pentirci. Per ricordarvi la nozione dottrinale: i peccatori non pentiti vanno da soli all’Inferno.

Il lungometraggio di Gibson, distribuito nelle sale nel 2004 e avente 16 anni di vita, ha mostrato, tra le varie, la Flagellazione di Cristo alla colonna nella sua crudezza, pura e nuda. E fu in quella particolare sequenza – e non solo – che le lamentele personali del pubblico si scatenarono: “troppo violento”, “troppo cruento”, “troppo sanguinoso”. La verità è che Cristo subì di molto peggio e che Gibson si è addirittura dovuto contenere. Ve lo ridico.

La verità è che Cristo subì di molto peggio e che Gibson si è addirittura dovuto contenere

(reminder)

Altro che quei dieci minuti: non sono altro che un antipasto preliminare di quello che Cristo patì davvero. Quelle poche anime che lo hanno capito, sono poi tra coloro che ne difendono i contenuti, caratterizzati, giustamente, da un certo estremismo grafico, voluto e necessario per mostrare l’enormità del Sacrificio di Cristo. Usciti dalla sala di proiezione, si è dunque creata dunque una colonna di lamentele.

Troppo violento,
Troppo cruento,
Troppo estremo,
Troppo sanguinario,
Gibson ha esagerato
Gesù non ha patito così tanto

Alt!
No, non ha esagerato.
Si è addirittura contenuto.
E Gesù ha sofferto di molto peggio!

Mel Gibson, infatti, dinanzi le critiche per eccesso di violenza mosse nei confronti del SUO lungometraggio, nell’intervista a Diane Sawyer rispose che:

(🇺🇸) “I wanted it to be shocking; and I wanted it to be extreme… So that they see the enormity of that sacrifice; to see that someone could endure that and still come back with love and forgiveness, even through extreme pain and suffering and ridicule. The actual crucifixion was more violent than what was shown on the film, but I thought no one would get anything out of it.”

(🇮🇹) “Volevo che fosse scioccante; volevo che fosse estremo… cosicché vedessero l’enormità del sacrificio; per vedere che qualcuno possa sopportare tutto questo ed essere capace di ritornare con amore e perdono, nonostante il dolore estremo, le sofferenze e la derisione. La crocifissione reale è stata più violenta di quella mostrata nel film, ma ho pensato che nessuno ci avrebbe capito nulla”

Per usufruire di un eufemismo, pochi sanno (nessuno) cosa Gesù abbia realmente patito – e nessuno potrà mai realmente arrivarci, nemmeno sommando le intelligenze di tutta la terra. Nuovamente, quanto mostrato su schermo non è che un assaggio lontano, una riduzione infinitesimale. Prendiamo la sequenza della Flagellazione di Cristo. Dal canale King Royal Icon. Il video è soggetto a limiti d’età, per cui per vederlo dovrete avere un account con età maggiorenne.

Facciamo un resoconto riassuntivo di ciò che si vede – un resoconto ‘statistico’. Secondo quanto riporta un articolo inglese – pubblicato su slashfilm.com – nel film sarebbero 96 i colpi di flagello che Cristo riceve – non tutti visibili, alcuni graficamente mostrati ed altri intesi grazie alle parole del soldato romano ed alle varie informazioni di riferimento.

Nell’articolo citato, l’autore, Joshua Meyer, conferma il dato aritmetico dei 96 colpi ricevuti durante la sequenza della flagellazione. L’autore infatti annota il numero di colpi che sarebbero stati ‘intesi’ nella pellicola di Gibson.

(🇺🇸) After they start whipping Jesus on the front of his body, the count starts at “Octo!” (Latin for “8”), so I’m thinking that verifies we were at 47 before and now we’re at 48 with the flagellum. We then get 15 or 16 more lashes before the scene transitions into a flashback. That puts us at a total of 63 or 64 lashes with the flagellum, plus 32 lashes from the first round with the stick whips, for a grand total of 95-96 lashes, give or take. […] I’m going to go out on a limb here and give 96 lashes as my conservative estimate for how many times Jesus gets whipped during the scourging scene in The Passion of the Christ.

(🇮🇹) Dopo che iniziano a flagellare Gesù nella parte frontale del suo corpo, il conteggio inizia a “Octo!” (latino per “otto”), dunque verificando penso che eravamo a 47 prima e adesso siamo a 48 con il flagello. Dopodichè subentrano altri 15 o 16 colpi aggiuntivi prima che la scena si evolva in un flashback. Dunque arriviamo ad un totale di 63 o 64 colpi di flagello, più 32 sferzate del primo round con la frusta a bastoncino, per un totale sommato di 95-96 colpi, dati o meno. […] Mi prendo il rischio e dico 96 frustate come personale stima conservativa riguardo quante volte Gesù venga frustato durante la scena della flagellazione ne La Passione di Cristo.

Ma quanti furono i colpi che Gesù ricevette realmente? Per questo dato possiamo affidarci una delle “Rivelazioni private” più credibili e attendibili nella storia dell’uomo: le apparizioni di Gesù a santa Brigida di Svezia. Quelle da cui nacquero le famose orazioni di santa Brigida, da uno e da quindici anni. Da queste apparizioni avvenute sappiamo che Gesù diede a santa Brigida, patrona d’Europa, una serie di dettagli propri della Passione. Pur non avendo ufficialmente riconosciuto di origine sovrannaturale le apparizioni avvenute, la Chiesa ha accolto l’esperienza mistica della santa, ha canonizzato la mistica di Svezia, mentre le orazioni sono state autenticate e riconosciute dai vertici ecclesiastici in più occasioni nel corso del tempo, attraverso i papi.

Papa Giovanni Paolo II disse: “… riconoscendo la santità di Brigida, la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l’autenticità complessiva della sua esperienza interiore”.

Da molto tempo, dunque, santa Brigida desiderava conoscere il numero di colpi ricevuti da Gesù durante la sua Passione. Durante un’apparizione, Gesù le disse: “Figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe”. 5480 colpi, secondo le apparizioni di santa Brigida di Svezia.

Va poi detto che quanto mostrato nel film riduce a 127m quanto Cristo soffrì nell’arco di 12 ore. Per la differenza quantitativa/minutaggio tra film (di Gibson) e realtà (Vangeli), farò un articolo a parte, dove parlerò meglio e più specificatamente della riduzione cinematografica in rapporto ai Vangeli.

Il film doveva essere così estremo – ed estremizzato – per dare un’idea razionalmente comprensibile di quello che Gesù patì; ma anche così come mostrato, il Sacrificio di Cristo fu di un’enormità tale da non poter venire contenuto, non essendoci forma o sostanza capace di contenere, e dunque limitare, l’atto dell’amore divino, rimanendo ben oltre il materiale filmico mostrato. La sofferenza di Cristo, sia fisica che spirituale (esteriore ed interiore), fu di una grandezza inaudita ed incomprensibile per l’intelligenza angelica, figuriamoci per quella umana. Si può dunque dire che il film di Gibson non mostri pienamente quanto sofferto da Cristo, e non potrebbe mai riuscirci, ma è la versione che più di ogni altra si avvicina al fatto reale, nei limiti del possibile.

Avete idea di cosa abbia realmente sofferto, patito e sopportato per noi? No. Nemmeno io. Immaginare è possibile. Comprendere appieno nella sua interezza, pari a Colui che la Passione l’ha vissuta, no.

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