Ho avuto l’onore di intervistare Andrew Hyatt, artista cattolico nonchè regista (e sceneggiatore) del film “Paolo Apostolo di Cristo”, uscito il 23 maggio 2018. Il film è interpretato da James Faulkner nel ruolo di Paolo l’Apostolo e Jim Caviezel nel ruolo di Luca. L’intervista ad Andrew Hyatt giunge due anni e mezzo dopo la release originale del film: abbiamo parlato di come è andata, di quale sia il significato del film, della fede, di San Paolo l’Apostolo e di molte altre cose.
Avevo già pubblicato l’intervista in lingua madre il 16 di novembre. Ecco a voi quest’oggi la versione in italiano, da me stesso tradotta, in esclusiva assoluta nel mio blog.
Grazie nuovamente a Tana Evans, per Sony Pictures Worldwide Acquisitions e AFFIRM Films & Television. Grazie di cuore!

Q&A con Andrew Hyatt
Regista del film “Paolo Apostolo di Cristo” (2018)
Con James Faulkner e Jim Caviezel
Intervista esclusiva di © Fabio Arancio
© theorangeblogger.com
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Salve sign. Hyatt, grazie per aver accettato la mia intervista, in esclusiva su theorangeblogger.com. Sono onorato di poterla intervistare e di promuovere il suo film. Dunque, parliamo di “Paolo Apostolo di Cristo”, due anni dopo l’uscita originale.
1. Sono passati più di 2 anni dall’uscita originale di “Paolo Apostolo di Cristo”: come è andata? È soddisfatto del risultato ottenuto, sia a livello artistico che commerciale?
Grazie ancora per il suo interesse nel film! Sono molto soddisfatto con la release di Paolo, Apostolo di Cristo anche dopo due anni. Continuiamo a constatare che il film irrompe in nuovi territori in tutto il mondo. È andato particolarmente bene in USA, Brasile, Messico e in Sud Corea. Abbiamo lavorato su un piccolo budget per un adattamento storico, di seguito sono molto orgoglioso del cast, della crew e di tutti coloro coinvolti nel film, (film) che è stato capace di avere un tale impatto commerciale. Artisticamente, sono molto orgoglioso del film ed io credo che offra uno sguardo molto potente e unico sulla fine della vita di Paolo. So che è il tipo di film che continuerà ad avere risonanza tra il pubblico per i molti anni a venire.
2. Torniamo indietro nel tempo. Ha fatto “The Frozen”, distribuito nel 2012, e poi “The Last Light”, uscito nel 2014. Poi “Full of Grace” (Piena di Grazia, Nd Fabio), un lungometraggio sulla Vergine Maria, è uscito fuori, e lei è finito ad essere riconosciuto per qualcosa di completamente differente. Cosa è successo nel mezzo? Ci racconti la storia dietro il grande cambiamento.
È davvero una bella domanda. Sono cresciuto cattolico, ma non ho mai voluto fare “christian movies”. Di fatto, mi sono allontanato molto dalla mia fede per un certo numero di anni, essendo tutto impegnato nella “Hollywood pursuit” (ricerca del piacere, Nd Fabio) fatta di sesso, droga e rock ’n’ roll si potrebbe dire. Dopo aver fatto “The Last Light” stavo ottenendo un sacco di attenzione dagli studio. Le persone dell’industria dicevano, il prossimo (film, Nd Fabio) dev’essere grande, sfonderai il lunare e lo farai grande. Ma ciò non era quello che Dio aveva in mente. Avevo davvero un grande ego e alcuni grossi problemi nella mia vita. Dio era misericordioso e grazioso e prese me e la mia famiglia (avevo una moglie ed una figlia al tempo) in un lungo viaggio. Tutto il lavoro che stavo facendo si stava prosciugando. Non c’era nulla. E stavamo rimanendo senza soldi ed ancora senza lavoro. Dio chiuse ogni porta. Mi ritrovai molto arrabbiato per un po’. Finimmo per diventare senza tetto per un paio di mesi ed eventualmente dovemmo lasciare Los Angeles per andare a vivere con i nostri genitori. Sembrava che il sogno fosse finito e non capivo cosa fosse accaduto. Ma Dio aveva un piano più grande nella mente. Ci fu un lungo periodo dove stavo cercando di “diventare famoso” ma Dio venne da me e mi disse, “Voglio che tu sia semplicemente fedele a me. Va dove io ti dico di andare. Fa ciò che io ti dico di fare.” Sentì che Dio stesse mettendo nel mio cuore, questo pensiero “Racconta la mia storia. Racconta la storia della mia gente, della mia Chiesa”. Dunque questo è ciò che mi è successo per portarmi a Piena di Grazia. È stato un film molto piccolo ma al tempo stesso una bellissima esperienza riguardo l’entrare in relazione con la Madonna e la sua esperienza come Madre di Cristo. Sono grato che i miei piani non abbiano funzionato mentre i piani di Dio si.
3. Come se ne è uscito con “Paolo Apostolo di Cristo” come prossimo soggetto da realizzare? Cosa le ha fatto decidere di fare questo progetto?
È difficile da spiegare, ma è stato certamente lo Spirito Santo. Dopo Piena di Grazia ce l’avevo nel mio cuore che la prossima storia che avrei dovuto raccontare fosse la storia di Paolo. Ho sentito davvero Dio che mi spingeva a farlo e alcuni produttori di Piena di Grazia erano molto eccitati e supportivi della mia scelta di volerlo fare. Ancora una volta, i piani di Dio erano perfetti. Quando ho parlato con Sony Picture e Rich Peluso e Josh Nadler della Affirm Films, mi informarono che avevano cercato per molto tempo il film giusto su Paolo.
4. Qual’è il messaggio chiave del film, il più grande significato dietro il frame, secondo lei?
Ci sono molti messaggi di fede nel film e sono molto felice quando sento che tutte le tematiche che l’audience ha percepito li ha smossi particolarmente. Come discernere la nostra fede in tempi difficili è qualcosa che ho sentito molto dalla parte degli spettatori. Da parte mia, sono sempre stato mosso dalla comprensione della prima Chiesa che la sofferenza ha il fine di glorificare Cristo. Oggi nella Chiesa non ci piace soffrire. Vogliamo essere comodi. Ma Cristo ha detto che dobbiamo rinnegare noi stessi, prendere la nostra croce e seguirlo. Questo è ciò che Paolo e la prima Chiesa fecero senza questioni. Hanno insegnato la verità del Vangelo tra la persecuzione e perfino la morte. Molti dei nostri fratelli e sorelle attorno al mondo stanno vivendo questo adesso. E dobbiamo ricordare il sacrificio e la fede forte che ci vuole e lasciare che ciò inspiri la nostra stessa fede in Occidente.
5. Lei è sia il regista che l’autore della sceneggiatura. Devo presumere che sia stato un progetto molto personale da fare. Tra tutti gli aspetti della storia di San Paolo, quale ha attratto maggiormente la sua attenzione, prima come uomo, poi come regista?
Paolo mi ha sempre affascinato da una prospettiva umana. La sua conversione, l’abbandono della sua volontà e dei suoi piani. Il suo credere totale e la sua dedizione al santo lavoro di Dio. Ciò che mi muoveva della sua storia è l’idea che tutti dicano a se stessi “Io non sono buono abbastanza da diventare santo”. Ma Paolo ci ha insegnato che tutti possono diventare santi. Come regista, sono stato inspirato dall’idea di fare un altro adattamento storico ambientato a Roma. È stato un momento incredibilmente sobrio verso la fine del regno di Nerone. I cristiani venivano bruciati nelle strade e buttati in pasto ai leoni del circo. Al tempo stesso, sono finiti per cantare e ringraziare Dio. Volevo catturare questo e ricordare a noi oggi cosa la prima Chiesa ha vissuto.
6. Si è sentito in un qualche modo inspirato e supportato da Dio nel procedere e nel rendere questo progetto reale?
Si. Sono stato completamente guidato dallo Spirito Santo perchè non sapevo quale parte della storia dovevo raccontare, o cosa dovevo dire al pubblico. Così ho avuto fiducia che Dio avrebbe riempito i vuoti per me.
7. Parliamo della fase di pre-produzione del film. Oggi non è facile produrre, promuovere e distribuire un film religioso. Queste tipologie di film trovano posto soltanto in un mercato di nicchia. È stata dura trovare le opportunità legali e le risorse necessarie per rendere il film possibile?
Si, concordo. Anche se è incoraggiante che adesso sia molto chiaro che c’è un audience internazionale che vuole vedere questo tipo di films. Abbiamo avuto un gran supporto dalla Sony Picture e dall’Affirm Films. Hanno sempre creduto allo script e al progetto fin dal primo momento che lo mostrai a loro, che il processo si è reso piacevole e collaborativo. Hanno capito cosa l’Apostolo Paolo significasse per il pubblico internazionale e sono stati molto rispettosi di tutto ciò che c’era intorno (alla storia, Nd Fabio).
8. Devo presumere che lei è passato attraverso un delicato processo di lettura ed esplorazione delle lettere paoline, della Sacra Scrittura in generale e della storia di San Paolo. Quale è stata la parte più interessante a riguardo? Qualche problema con il processo di scrittura?
Sia per Piena di Grazia che per Paolo, Apostolo di Cristo il mio primo passo era di esplorare e divenire familiare con le Scritture. Questo è il punto più importante. Dio parla attraverso le Scritture, anche oggi. Dunque è da qui che gran parte dell’ispirazione è giunta. Dopo ciò, il passo successivo è di leggere quanti più libri possibili, sia improntati sulla teologia, sia di livello storico così da capirci ancora di più. La parte più difficile di questa sceneggiatura era di catturare lo spirito di Paolo in un film di due ore. Ovviamente la sua vita potrebbe tradursi in molti film o in una serie televisiva perchè sono successe così tante cose. Così ho dovuto pregare molto e discernere su quale parte della vita di Paolo concentrarmi. Nelle versioni iniziali dello scripts, c’era troppa roba, troppe pagine, troppo lungo per un film. Ma con maggiore ricerca e preghiera, mi divenne chiaro che il miglior modo di raccontare la storia di Paolo per un pubblico moderno era di iniziare alla fine della sua vita.
9. Come è stato scegliere l’attore giusto, uno per ogni personaggio dello script?
Il casting è sempre molto difficile perchè ci sono così tanti attori in gioco. Per intenderci, c’è sempre una questione finanziaria, poi una questione di schedule (il programma lavorativo dell’attore, Nd Fabio), chi è disponibile e chi non lo è. Abbiamo pensato a molti individui per molti ruoli, ma Patricia DiCerto, la nostra direttrice del cast, era sempre lì ad offrirci suggerimenti unici per aiutarci a pensare fuori dalla norma e scegliere colui che sarebbe stato perfetto per il ruolo, non semplicemente qualcuno che l’audience avrebbe riconosciuto. Amo il processo, essere capaci di portare in vita le parole delle pagine (dello script, Nd Fabio) attraverso gli attori è una gioia unica. Credo che abbiamo trovato alcuni talenti fantastici che hanno portato in vita i personaggi delle Scritture in un modo autentico e potente.
10. James Faulkner aveva una qualche idea di chi stava per interpretare, quando ha ottenuto l’opportunità?
James aveva un’idea decente di chi fosse Paolo fin dalla giovinezza come scolaretto presso una scuola anglicana, credo. (può correggermi se sbaglio!) Ma la parte più importante dell’incredibile trasformazione di James Faulkner è stata la sua volontà ad essere aperto a “mettersi in ascolto di Paolo”. James, fin dall’inizio, sapeva quanto quest’uomo significasse per l’audience cristiana mondiale e voleva essere incredibilmente rispettoso di ciò. James è un talento incredibile. Uno dei migliori nel mondo secondo la mia opinione. Puoi vedere come non stesse interpretando la parte. Stava lasciando che la parte usasse lui. Qualcosa di molto trasformazionale e potente è uscito fuori da ciò. Ci sono ancora delle scene nel film dove guardo e chiedo a me stesso, “Chi c’è nella stanza?” Non è James… “Ma certo, è Paolo!”.
11. Ha avuto l’importunità di lavorare con Jim Caviezel, un talento straordinario che ha interpretato Gesù ne “La Passione di Cristo”. Come è stato lavorare con lui? Era preoccupato che Jim potesse essere più Gesù che Luca?
Jim Caviezel è incredibilmente assorbito e prende il suo lavoro molto seriamente. Non ho mai avuto paura che non avrebbe fatto suo il ruolo di Luca a causa di ciò (l’essere stato Gesù, Nd Fabio). Jim è stato sempre molto dedito nel rendere il ruolo semplicemente adatto. Ancora una volta, siamo stati molto fortunati con questo cast ove ognuno sapeva che portare in vita questi personaggi fosse un grosso affare per l’audience per cui ci hanno davvero messo tutte le energie e il tempo che avevano. Con Jim, ovviamente, ottieni anche la sua prospettiva di fede, per lui diventa come pregare, in un modo che porta il processo ad essere differente rispetto a quello che normalmente vivi con un attore.
12. Penso che il film di Gibson sia un esempio brillante di come fare film sulla fede, specialmente quando si tratta di costruzione tecnica, fedeltà storica ed effetti visuali. Potrebbe aiutare i registi ad imbracciare idee di alta qualità. Lei si è inspirato in una qualche maniera al film di Gibson, artisticamente o tecnicamente parlando?
Concordo completamente. Si, il mio obiettivo con i miei film è sempre quello di fare qualcosa che risuoni con la realtà della fede e non con la realtà supposta. Troppi film cristiani fanno apparire il cristianesimo facile ed economico e, per me, non è rappresentativo della vita come cristiano. Ma “La Passione” ha mostrato la realtà della fede. La realtà del costo della fede, il Sacrificio Ultimo. So che molte persone dicono che il film sia troppo violento, ma io non credo che tu possa fuggire la violenza della croce e capire al tempo stesso cosa Cristo abbia fatto per te. Devi capire la violenza brutale per capire l’incredibile bellezza del tutto.
13. Diversamente, quali film l’hanno influenzata di più durante il making of?
Ho usato La Passione di Cristo come inspirazione, certamente in un senso artistico, ad alto livello. Da una prospettiva umana più profonda, la dissezione dell’umanità e le domande dell’uomo e della fede, ho sempre trovato inspirazione nel mio filmmaker preferito. Andrei Tarkovsky. Credo che nei suoi film voglia sempre trovare la risposta assieme all’audience, esplora la sua stessa umanità, mortalità e fede. Non arriva al pubblico per dire “ascoltatemi, vi darò una risposta”. Dice “Esploriamo questa domanda assieme. Ovviamente troveremo assieme anche la risposta”. Questa è la differenza tra l’arte sacra e l’arte cristiana di bassa qualità. L’arte cristiana di bassa lega dice “Ho il messaggio, eccolo, accettalo”. L’arte sacra dice “Il messaggio è oltre di noi, esploriamo il mistero insieme”.
14. In questi giorni di confusione, dove la fede è stata marginalizzata e Gesù, Nostro Signore e Salvatore, sembra essere stato dimenticato, cosa potrebbe San Paolo l’Apostolo dire al mondo, nel 2020?
Dobbiamo ricordare che la fede è forgiata nella realtà della sofferenza. La fede non è forgiata dal comfort dei banchi o del coffee shop. Per troppo tempo la Chiesa ha presunto che, se la rendiamo più facile (la fede, Nd Fabio), più persone arriveranno a Cristo, ma questo non è quello per cui il mondo è disperato. Il mondo ha disperatamente bisogno di significato, di scopo, di qualcosa di misterioso che è oltre di loro. Quando annacquiamo la fede ed annacquiamo anche Cristo, costruiamo Chiese piene di anime facili. Che se ne vanno al primo ostacolo, al primo sforzo. San Paolo ha mostrato al mondo cosa sia davvero l’abbandono al cuore di Dio e cosa siano davvero i Vangeli. Costano ogni cosa. Ma guarda ai frutti, guarda alla gioia. È una ragione ben oltre quello che il mondo può darti.
15. Può dirci qualcosa sul suo prossimo progetto? Dopo “Paolo Apostolo di Cristo”, sarebbe carino vedere un altro film sulla fede. I santi cattolici italiani potrebbero essere un soggetto interessante..
James Faulkner ed io abbiamo appena finito un film che si chiama All Those Small Things. Mentre non è un film biblico o sui santi, ha a che fare con la mortalità, e manifesta la domanda su quale sia il nostro scopo quaggiù. Oltre ciò, cerco sempre di essere disponibile laddove Cristo mi chiamerà.
La nostra intervista è finita. È un mio piacere continuare a promuovere i suoi film. Grazie mille! Possa trovare grazia, gioia e salvezza in Cristo per Maria.
Ad Jesum per Mariam
Saluti! Dio ti benedica!