Nel 1078 sant’Anselmo d’Aosta pubblica l’opera Proslogion, ove è contenuta la dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio, altresì conosciuta come prova ontologica dell’esistenza di Dio. Avendo portato quest’argomento specifico all’esame di Teodicea, voglio omaggiare il santo d’Aosta, o di Canterbury (a seconda che si consideri il luogo di nascita o di morte), pubblicando l’essenza della demonstratio a priori, attraverso un processo espositivo logico-argomentato, rendendola comprensibile a chiunque. Sant’Anselmo la rese comprensibile ai coetanei ed ai successori della sua epoca ed io la rendo comprensibile a mia volta nel 2021, rinnovando il passaggio generazionale di questa interessante «dimostrazione».
Sant’Anselmo, ancor prima della prova a priori, aveva elaborato la prova cosmologica, di derivazione aristotelica, pubblicata nel volume Monologion del 1070. Ad un creato bello, perfetto, intelligente, organico, ordinato, corrisponde (e presuppone) una sostanza altrettanto intelligente e perfetta, che precede la creazione materiale. Questa era di fatto la dimostrazione deduttiva, la quale combinava l’uso dell’intelletto, applicato al creato, e da cui ne derivava la deduzione del trascendente (Dio).
Sant’Anselmo d’Aosta,
altresì conosciuto come sant’Anselmo di Canterbury,
1033 – 1109.



Vediamo la demonstratio a priori!
Premessa sull’essenza concettuale della dimostrazione
La prova ontologica dell’esistenza di Dio è un elaborato di pensiero, interiore e personale, proprio della mente del santo d’Aosta. La prova ontologica è una dimostrazione squisitamente mentalista, puramente logica, dedotta ed elaborata per sola ratio. Essa fa leva unicamente sulla ‘‘risorsa intellettiva’’, propria dell’intelletto. La dimostrazione è costituita unicamente dal pensiero di sant’Anselmo e non si poggia in maniera alcuna su fondamenta scientifiche ed empiriche. Essa si basa unicamente su un singolo ragionamento, costituito da una serie di pensieri che ne costituiscono l’essenza.
Prova ontologica dell’esistenza di Dio
o Demonstratio a priori
Il processo logico dimostrativo segue i seguenti passi.
1. Sant’Anselmo parte dal Salmo 13,1 ove l’insipiente (divenuto “stolto” nell’edizione CEI 2008), afferma “Dio non esiste”. “Dio non esiste”, lo stolto dice. Sant’Anselmo afferma che, giacchè il concetto di Dio è pronunciato, si presume che esso esista. Dunque, se l’insipiente, lo stolto, lo nega, esso di fatto ne ammette l’implicita esistenza, in quanto, per Anselmo, non si può avere conoscenza, e dunque non si può negare, ciò che in natura non esiste. Se dici “Dio”, hai il concetto di Dio perlomeno nella mente; dunque ammetti di già che Dio esiste, perchè non lo trarresti da te stesso se questo non esistesse nel creato.
2. Questo passo specifico che abbiamo appena visto, per Anselmo, è la prova a priori secondo la quale l’insipiente debba ammettere l’esistenza di Dio perlomeno nell’intelletto. Giacché lo pensa, esso esiste perlomeno nell’intelletto, in quanto l’intelletto ha nozione soltanto di ciò che conosce, che ottiene ovvero dall’esterno di se stesso. Ordunque, se lo stolto ha la nozione intellettiva di Dio, per Anselmo esso è presente perlomeno e a priori nella sfera psichica.
3. Ora, per Anselmo, Dio è qualcosa di cui non è possibile che sia pensato qualcosa di maggiore. Per il santo d’Aosta, questo qualcosa di cui non è possibile che sia pensato qualcosa di maggiore non può esistere solamente nell’intelletto, in quanto, se esistesse solamente nell’intelletto, sarebbe qualcosa di cui è possibile che sia pensato qualcosa di maggiore. Sarebbe, di seguito, il paradosso dell’infinito, la contraddizione per eccellenza. Se Dio è qualcosa di cui non è possibile che sia pensato qualcosa di maggiore, non può esistere solamente nell’intelletto, ma esiste di certo e a priori anche nel reale, in quanto all’opposto sarebbe qualcosa di cui è possibile che sia pensato qualcosa di maggiore, entrando in contraddizione con se stesso.
Conclusione: Se l’uomo può concepire l’infinito dentro di sé, essendo ciò che esiste nell’intelletto ciò di cui si ha conoscenza, questo non può che esistere anche nella realtà. Dunque, per sant’Anselmo, Dio esiste tanto nell’intelletto quanto nella realtà.
Ed è questa, di fatto, la prova ontologica di sant’Anselmo, altresì conosciuta come dimostrazione a priori.
Che sia reale ed efficiente e che dimostri effettivamente qualcosa se ne può parlare.
Comunque sia.. Bella, nevvero?