Geremia 1, 5 «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni»
L’aborto selettivo è una pratica che mira ad uccidere il feto – una vita umana – nel grembo della madre, sulla base del sesso, prima che questo nasca ed è generalmente applicato ai feti di sesso femminile. Ciò significa che, laddove l’aborto selettivo viene praticato, se sei femmina vieni soppressa e non nasci. Tra i due sessi che viene scelto per l’aborto selettivo, come poc’anzi esposto, il sesso femminile è predominante.
Se in ogni paese in cui viene praticato l’aborto selettivo femminile vi sono motivazioni variabili di carattere politico, economico e culturale, e che di per sé non giustificano questa pratica anti-umana, la ragione generica che predispone l’aborto selettivo è che la femmina viene considerata il ‘‘sesso inutile’’ e non altrettanto produttivo quanto quello maschile. Nella giornata in cui ricorre la memoria contro la «violenza sulle donne», parlare di normalizzazione dell’aborto sarebbe come voler instituire una giornata contro il lavoro minorile forzato, per poi favorire leggi che proteggano i datori di lavoro dei minori in nero.

Significherebbe produrre una contraddizione, morale e giuridica, che di fatto causerebbe un paradosso nella società contemporanea. Il mondo di oggi è di fatto un cumulo di paradossi e contraddizioni. Far rientrare nella sentenza “Woman’s right” il concetto di aborto, sessualizzazione, pedofilia normalizzata e prostituzione legale (ho fatto tre esempi, e ve ne sarebbero innumerevoli altri) significa lavorare non per l’effettiva emancipazione morale dell’individuo, affinché abbia la dignità che gli spetta in natura, ma per la sua «ascesa» verso l’abisso. Come a voler parlare di diritti dell’uomo, per poi progettare di contrarre il mercato del lavoro generando disoccupazione. O l’uno, o l’altro. Se cerchi di far co-esistere ambo le cose produci un paradosso che de-costruisce il buon senso. Ne viene meno la coerenza di uno stato e di un popolo, in particolare del primo nei confronti del secondo, con ripercussioni nell’equilibrio psichico della persona, che viene indotta verso la dissoluzione.
Cosa ha fatto il governo con l’istituzione del Green pass se non limitare diritti costituzionali esistenti in natura? Come si può parlare di diritti dell’uomo, diritto al lavoro e giornata dei lavoratori quando chi detiene il potere attua delle violazioni mirate ai sopracitati diritti che afferma di voler proteggere? Mediante l’inversione del bene e del male, di ciò che è oggettivamente giusto ed oggettivamente sbagliato, ciò che è una violazione obiettiva della legge morale appare come diritto necessario per l’individuo. Il male diviene bene, così da venire socialmente accettato e normalizzato.
L’aborto è un omicidio di primo grado, in quanto elimina la vita di una persona – in via di sviluppo – nel grembo della madre. L’aborto è la soppressione di una vita umana. Il feto in sé non acquisisce lo status di persona soltanto quando viene partorito: esso è già una vita – nell’atto del concepimento e dunque ancor prima di venire partorito – ed in quanto tale ha già di suo ogni diritto sancito in natura che spetta ad una persona. È vita umana, e dunque persona, fin dall’atto del concepimento e da lì in poi.
Aborto selettivo: l’eliminazione della femmina dalla società mondiale
Secondo i dati promulgati dal report di Population Research Institute 1, sono stati compiuti 24.561.345 di aborti selettivi su feti di sesso femminile dal 2000 al 2014. Nel report è possibile vedere la lista di paesi nei quali si pratica l’aborto selettivo; sono un gran numero, e tra questi vi sono Cina, India, Portogallo, Albania e molti altri. Secondo quanto riportato da Asianews 2, sono 60 milioni le persone di sesso femminile uccise mediante l’aborto in India, periodo storico 2009-2019, a causa dell’aborto selettivo. Secondo uno studio condotto da un team di ricercatori 3 della King Abdullah University of Science and Technology della città di Thuwal, in Arabia Saudita, entro il 2030, partendo dal 2017, ci saranno 6.8 milioni di bambine in meno, di cui 2 milioni nel solo stato dell’Uttar Pradesh.
- Statistiche ufficiali di Population Research Institute pubblicate su pop.org. Leggi qui la lista completa dei paesi dove si pratica l’aborto selettivo con il numero di aborti selettivi compiuti per paese, periodo storico 2000-2014.
- «India, 60 milioni di bambine non nate per gli aborti selettivi», asianews.it, 11.10.2019,
- Studio pubblicato su journal.plos.org, «Probabilistic projection of the sex ratio at birth and missing female births by State and Union Territory in India», Chao, Z. Guilmoto, Samir K. C., Ombro, 19 agosto 2020.
I risultati dello studio, effettuato con metodologia scientifica, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale «Plos One» il 19 agosto 2020. In 13 anni verranno abortite circa 6.8 milioni di bambine con una media di 469.000 l’anno nel periodo compreso tra il 2017 e il 2025 e di 519.000 nel periodo compreso tra il 2026 e il 2030. Essendo nel 2021, parte degli aborti previsti sono già avvenuti.
L’aborto selettivo sopprime – elimina – la femmina ancor prima che questa nasca e produce un dislivello demografico abissale tra la popolazione maschile e la popolazione femminile. In Cina, a titolo di esempio, sono di più gli uomini che le donne; dato il dislivello statistico causato dagli aborti selettivi, molti uomini si ritrovano senza “equivalente” femminile – una ragazza da conoscere e con la quale potersi fidanzare e fare una famiglia.
A tal proposito vi è un ulteriore studio, comprovato, che va citato. Trattasi di un report realizzato nel 2019 da Human Right Watch – abbreviato in HRW – e intitolato «Give Us a Baby and We’ll Let You Go» 4. Il report rivela 40 milioni di donne mancati a causa dell’aborto selettivo e manifesta il preludio ad una nuova generazione di single cinesi che non troveranno mai la propria compagna di vita.
- Articolo «Give Us a Baby and We’ll Let You Go», Human Right Watch, 21 marzo 2019, leggi qui la versione integrale.
L’articolo riporta: «Il gender gap tra la popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni è in crescita e continua ad aumentare. Alcune ricerche calcolano che ci siano fra i 30 e i 40 milioni di donne mancanti in Cina» […] «Una situazione che sta lasciando sempre più giovani uomini cinesi senza mogli: e si stima che entro il 2030 il 25% dei trentenni cinesi non troverà mai una donna da sposare». La generazione cinese attuale si ritrova sprovvista di un numero di femmine che possano affiancarsi agli uomini del tempo odierno e futuro e che vanno gradualmente a diminuire nella popolazione asiatica.
L’aborto è un omicidio ed in quanto tale va combattuto in qualsiasi caso. È di fatto la prima causa di maschicidio e femminicidio che avviene nella terra. L’aborto selettivo elimina la femmina dalla società mondiale e mira a precludere la nascita di qualsiasi bambina per il semplice fatto di essere femmina. La sua normalizzazione politica e culturale, insita nelle tradizioni pagane dei paesi, sdogana l’uccisione della femmina sulla base del sesso, supportata da una delle massime ideologiche “Se è femmina è meglio che non nasca”. La donna diviene il “sesso inutile” – lo stesso di cui parlava Oriana Fallaci nell’omonimo libro – di cui disfarsi e di cui far a meno. Ogni bambino ha diritto di nascere: sia il maschietto che la femminuccia.
Il tempo odierno ha in sé la tragedia e la drammaticità di un’umanità malata e corrotta alla radice. Che una nuova generazione di ragazzi non conoscerà mai quella che avrebbe potuto essere la propria amica, sorella o ragazza è desolante come fatto a sé e preoccupante per il futuro del mondo. Sia perchè viene a mancare una vita – ed è già grave di suo indipendentemente dal sesso – sia perchè vengono a mancare figlie, sorelle e madri. L’aborto è un atto immorale, e anche qualora qualsiasi stato dovesse dichiararlo moralmente lecito, rimarrà sempre e comunque un atto omicida, indipendentemente dalla ragione che precede l’atto. Le opere debbono combattere questo male, sorrette e precedute dalla preghiera.
Papa Giovanni Paolo II, nell’opera «Memoria e Identità», al capitolo 2 «Ideologie del male», diceva: «A questo punto non si può fare a meno di toccare una questione oggi più che mai attuale e dolorosa. Dopo la caduta dei regimi costruiti sopra le ideologie del male, in quei Paesi le forme di sterminio nominate poc’anzi sono di fatto cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società e dell’intera umanità. […]».
Isaia 49, 1 «Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome»