Cosa accadrebbe se venissimo colpiti da un missile nucleare? Me lo sono chiesto. E mi sono dato una risposta. Certamente, l’entità del danno ed i suoi effetti consequenziali, secondo il principio di causa/effetto, dipenderebbero dalla tipologia della testata nucleare. C’è differenza tra un missile W-87 (USA), un missile H-bomb (Nord Corea) o un missile RDS-220 Tsar bomb (USSR). Un conto è che ci cada dai cieli il Little Boy (atomica di Hiroshima), un conto è che ci cada un 3M-22 Zircon.
L’esistenza dell’ordigno nucleare implica due possibilità: a) che venga conservato ma che non venga usato. b) che venga usato. Il fatto che venga prodotto, costruito, significa che diverrà naturalmente disponibile e disposto per l’eventuale usufruizione in ambito bellico. Il fatto che divenga disponibile, come poc’anzi esposto, predispone ad ambo le possibilità, sia di utilizzo che di non utilizzo.
La Chiesa Cattolica aveva già manifestato la necessità del disarmo atomico nell’enciclica sociale Pacem in Terris di papa Giovanni XXIII, dell’11 aprile 1963. Il papa chiedeva che si fermasse la corsa all’armamento atomico e che ogni nazione si disarmasse di ordigni analoghi. Al punto 59 e 60 dell’enciclica, il pontefice sottolineava che:
- Gli armamenti, come è noto, si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze. Quindi se una comunità politica si arma, le altre comunità politiche devono tenere il passo ed armarsi esse pure. E se una comunità politica produce armi atomiche, le altre devono pure produrre armi atomiche di potenza distruttiva pari. […]
- Per cui giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci. “Non si deve permettere — proclama Pio XII — che la sciagura di una guerra mondiale con le sue rovine economiche e sociali e le sue aberrazioni e perturbamenti morali si rovesci per la terza volta sull’umanità” […]
Ciò non è mai avvenuto e ad oggi si calcolano 13.400 testate nucleari disponibili nel mondo, di cui 3.720 testate schierate e 1.800 testate tenute in uno stato di alta allerta operativa 1.
- Dato ottenuto ed elaborato da Stockholm International Peace Research Institute, disponibile su sipri.org, ultimo aggiornamento a gennaio 2020.
Ad oggi si contano dunque 13.400 testate nucleari ripartite tra Stati Uniti, Russia, UK, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Nord Corea.

Vediamo la tipologia del danno che causerebbe, ad esempio, uno degli ordigni citati, la bomba all’idrogeno RDS-220, altresì conosciuta come bomba Tsar, progettata dall’ex Unione Sovietica nel 1961. L’ex USSR effettuò un test il 30 ottobre 1961, osservando un raggio di distruzione pari a 35km. L’ordigno non è mai stato utilizzato. Vediamo quali effetti avrebbe se, ad esempio, cadesse nel centro storico di Roma.
I. Tipologia di ordigno: bomba all’idrogeno RDS-220.

II. Luogo: Roma.
III. Le conseguenze.

L’esplosione della bomba Tsar causerebbe 2.383.005 morti e 788.201 feriti e avrebbe un’onda d’urto da 893.65km2, una radiazione da 80.23km2, un’esplosione di fuoco da 113.31km2 e un calore sprigionato capace di coprire una superficie da 8289.25km2.
Di fatto, quasi l’intera Roma tenderebbe a sparire dalla cartina geografica.
Per effettuare da voi il test sugli effetti di un particolare ordigno nucleare, vi consiglio l’utilizzo della piattaforma outrider.org, dove è possibile simulare, virtualmente parlando, un esplosione nucleare di entità reale, osservando gli effetti causati da quattro ordigni particolari, in qualunque parte del mondo. Potete constatare da voi quali sarebbero gli effetti consequenziali di un particolare ordigno di distruzione di massa.
E dunque cosa accadrebbe se un ordigno nucleare venisse effettivamente lanciato e colpisse il punto x che si presuma che colpisca? La conseguenza scientifica dell’impatto sarebbe la morte. E la conseguenza della morte dipenderebbe dallo stato dell’anima di chi effettua il trapasso. La risposta è dunque semplice: assolutamente nulla per coloro che sono in grazia di Dio, ovvero in una condizione di amicizia con il Signore.
L’esplosione nucleare causerebbe la morte di chiunque si trovi nel raggio del «fungo atomico». Ma chiunque sia in amicizia di Dio, confessato e in stato di grazia, non ha nulla da temere. Si ritroverà all’eternità così come ha vissuto nel «tempo», portando con sé la condizione dell’essere antecedente la morte: una condizione di amicizia con Dio, fondata sull’amore reciproco. L’amore donato di Dio e l’amore ricevuto dall’uomo; il donante ed il donatario; un partecipante ed un partecipato: un rapporto di partecipazione a due, costituito da un contraccambio continuo di amore.
Se anche solo arrivasse un ipotetico ed eventuale conflitto internazionale con armi nucleari, l’uomo che è con Dio e custodisce Dio in sé non ha nulla di cui preoccuparsi per il destino ultimo della sua anima. L’origine del conflitto potrà sì causare devasto, distruzione, annichilimento della materia. Ma l’anima sopravvive e si presenta all’eternità così come ha vissuto. Chiunque muoia in peccato mortale va all’Inferno. Chiunque muoia in uno stato di amicizia con Dio, si presenta all’eternità in comunione con Lui, e così come arriva, ci rimane.
L’esplosione di una testata nucleare causerà dunque l’annichilimento della materia, decretandone la trasformazione in polvere e cenere e la persona che ne sarà colta subirà l’inevitabile decesso e dovrà dunque separarsi dal corpo. Ha di che aver timore per il giudizio, ma non ha di che preoccuparsi per la destinazione ultima che sceglierà di intraprendere nell’eterno: si sta incontrando con un Dio, che è sì Giudice giusto e austero, colui che elargisce la retribuzione eterna nell’ora dell’incontro, ma anche Padre per coloro che si presentano a Lui come figli innamorati.
Nella terra proseguirà la distruzione, quel tanto che potrà durare secondo la progressione naturale, mentre l’anima che sarà in grazia compirà il trapasso, e proseguirà con Dio, lasciando per sempre lo spazio e il tempo. Bisogna essere pronti ad incontrarsi con Dio, progredendo nella comunione con Lui, qualsiasi cosa accada nel mondo, lavorando quotidianamente sulla conversione personale.
Apocalisse di San Giovanni 22, 11 Il malvagio continui pure a essere malvagio e l’impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. 12 Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere.
Anche un bel meteorite non sarebbe male
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Attendiamo fiduciosi.
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