Se qualcosa viene da Dio, questo sarà certamente oggetto delle attenzioni del demonio. Poichè il maligno non sopporta né il bene, né qualcuno che voglia avvicinarsi ad esso. La confessione è uno dei tesori del Cristo Risorto: dalla sua Passione e dalla sua Resurrezione non sono giunti tesori di successo, carriera e denaro, come qualcheduno si aspettava che accadesse, ma l’assoluzione dei peccati e la presenza reale nell’Eucaristia, due realtà divine tramandate agli apostoli e custodite dalla Chiesa Cattolica. Gesù ha consegnato ciò che Lui voleva donarci, e non ciò che noi volevamo ottenere.
La confessione è il frutto puro del Divino; essa è di origine trascendentale e opera attraverso una sintesi metafisica, parte umana e parte divina: la parte divina, l’assoluzione dai peccati per i meriti della Passione di Cristo, e la parte umana, il tramite mediante il quale Dio assolve e giustifica il fedele. Il maligno ambisce, in virtù del suo orgoglio eterno e irrevocabile, la completa cancellazione dei frutti di Dio dalla società umana; che ogni fedele si disconnetta da Dio e si connetta ad un sub-mondo costituito unicamente di materia, perversione e mondanità, venduto attraverso i media come il migliore dei mondi possibili (cit. Leibniz).
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che il cattolico d’oggi vada a confessarsi. Il maligno opera e divulga le sue astuzie attraverso i suoi servi, fa uso dei media per confondere e negare, sfrutta la carenza di fede del clero, gli errori e la perdizione di una parte dei sacerdoti, per causare confusioni tra il popolo di fedeli, distruggendone il rapporto con la Chiesa di Dio e con Dio stesso. La confessione è tra le più attaccate poichè tassello imprescindibile della Dottrina Salvifica; Satana ne conosce l’importanza, possedendo la gnosi delle cose di Dio, esattamente come un fedele, con l’unica differenza che egli usa le conoscenze in suo possesso per poterle distruggere, mentre il fedele può usarle per seguire, creare ed edificare.
Il maligno usa una serie di inganni, di strategie, sfruttando la dialettica, frutto dell’intelletto angelico (puro, sovra-spazio ed eterno), per sviare l’intelletto medio del fedele, un intelletto di suo povero di risorse e di conoscenze critiche e culturali; facendo uso di formulazioni retoriche, atte a banalizzare la credibilità e la veridicità del Vangelo; ed usando le sensazioni, percettibili interiormente, per sviare la decisione degli uomini di confessarsi. Un sentimento di vergogna sarà sufficiente per generare una reazione decisionale opposta alla volontà di confessarsi.
Il maligno fa uso degli stessi stratagemmi fin da tempi immemori; ve ne sono tre in particolare.
I. Attacca il fondamento teologico. Attacca il rapporto tra Sacramento e fedele convincendo che il fondamento teologico non esista e che la confessione sia un’invenzione man-made, che nelle Scritture non ci sia nulla che possa giustificare l’esistenza del Sacramento. Se il fondamento non esiste, non sarà allora necessario confessarsi. Se il fondamento esiste, induce all’idea che non sia così come è stato interpretato. L’idea che le Scritture non abbiano il fondamento scritturistico è un inganno del demonio, una costruzione culturale di ispirazione sinistroide, una fake news programmaticamente diffusa ad arte attraverso i media di massa.
II. Suscita la vergogna per l’accusa dei peccati. Il maligno lavora di sensazioni interiori, di affetti suscettibili nell’anima; egli è capace di suscitare una sensazione tale da indurre a sviare l’agire dell’uomo. Intendo “indurre a sviare” poichè il demonio non svia, ma induce a farlo; è l’uomo, e solo l’uomo, che decide cosa fare con quello che ha e sente. Un sentimento di vergogna è sufficiente per rendere il fedele restio alla confessione, per opporre resistenza alla volontà di confessarsi; solo colui che affronta la vergogna potrà superarla, compiendo così il necessario per la propria anima. Dio suscita la responsabilità di confessarsi, il demonio suscita la vergogna di confessarsi.
Da amicidilazzaro.it: «Un penitente cacciato da padre Pio in malo modo, confidò ad un frate che assistette alla scena: ‘‘È dall’età di dodici anni che, per vergogna, nascondo i peccati durante la confessione. È la prima volta che lo dico. Se padre Pio non mi avesse respinto, forse avrei continuato’’».
III. Diffonde la massima “perchè devo dire le mie cose al sacerdote?”. L’idea che la confessione “leda alla privacy” e che il fedele non debba confidare le sue cose al confessore, in quanto “sue”, è una costruzione culturale, frutto dell’ignoranza e della malizia. Perchè il fedele non confida la propria vita, ma i peccati compiuti nella vita. Il fedele non deve elencare fatti ed eventi della vita privata, ma accusare i suoi peccati. L’accusa dei peccati ha un fondamento teologico, è Dio stesso ad averla istituita, ed è Dio stesso a chiedere di accusarli. Dunque il penitente non deve cadere nell’inganno di confondere l’accusa dei peccati con una “violazione della privacy” personale; ed i peccati, seppur personali e intimi, vengono coperti da segreto confessionale – il confessore non potrà né custodirli per sé né comunicarli a terzi.
Dio suscita la responsabilità di confessarsi, il demonio suscita la vergogna di confessarsi.
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Poiché il fedele deve credere a Cristo e alla Sua Chiesa, è di primaria importanza che scelga da che parte stare e da quale lato volgere la propria ragione: se orientarla verso la Dottrina della Chiesa, udendo e credendo a ciò che è custodito, o se orientarla verso i media di massa, credendo a tutta una serie di fake news capaci di ledere alla realtà divina sulla terra. Che il maligno confonda è parte naturale del libero arbitrio delle creature di Dio; ma è il fedele di turno a scegliere, se credere al vero e rifiutare il falso, o abdicare il vero per accettare la menzogna. La confessione è divinamente istituita e come tale pone se stessa su un fondamento indivisibile.
Giacomo 5, 16 Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza.