La crisi nella Chiesa è un fenomeno di passaggio; come le onde che si sovrastano accarezzando le superficie dell’acqua, perdurando su di esse per un po’ di tempo per poi concludersi in un qualche punto, la crisi che sta vivendo la Chiesa è una condizione temporanea e passeggera, che può certamente durare, ingrandirsi ed espandersi, ma è destinata a concludersi. Essa non dev’essere vista come una situazione irrevocabile, poichè si finirebbe certamente per bestemmiare lo Spirito Santo, mancando di fede a Dio e all’intervento ch’Egli può generare nella storia. Ciò che oggi è nero domani può esser bianco; ciò che oggi è prossimo al termine, domani può rinascere.
Il presente è buio, ma il futuro non si legge solamente alla luce del presente, attraverso una visione puramente scientifica e statistica e mediante l’uso di strumenti critici puramente razionali; il futuro si deve certamente leggere attraverso l’uso della ragione, ma anche e mediante la visione sovrannaturale della fede, congiunta alla speranza, in virtù della promessa escatologica di Cristo. La ragione deve cooperare con la fede, ammettendola in se stessa. Se il presente è buio, il futuro sarà certamente migliore, poichè nella storia dell’uomo non ci vive solo l’uomo, ma Cristo, che è Dio onnipotente, colui che disse Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me? (Geremia 32, 27).
Dio non abbandona la storia umana. Egli non è morto, risorto e asceso per «abbandonare» il mondo, ma per continuare la sua opera di conversione, dai cieli fin giù nella terra; Cristo è asceso, ma è presente e tangibile nella realtà dell’uomo: lo si trova nell’anima, prefigurazione del cielo o dell’inferno, e lo si trova nell’Ostia Divina, la Santissima Eucaristia. Ciò che oggi appare dunque perduto può certamente risorgere, per Cristo e con Cristo, poichè, come poc’anzi esposto, Dio è Dio e nulla Nulla è impossibile a Dio (Luca 1, 37).
Della crisi nella Chiesa ne parlò J. Fulton Sheen, sacerdote, teologo, filosofo e profeta. Più ci si avvicina a Dio, maggiore è il beneficio che l’intelletto ne trae; maggiore è la vicinanza del cuore umano al cuore divino, maggiore è la vicinanza dell’intelletto umano ai lumi dello Spirito Santo. Ed il sacerdote in questione ne fu una ‘‘prova’’ lampante. Fulton Sheen potè proferire parole di grazia, di profezia e di speranza, soltanto grazie ad uno straordinario rapporto intimo con Cristo, tenuto vivo fino alla conclusione del proprio cammino; nella misura in cui si tenne vicino a Cristo, potè operare frutti di grazia, di cui oggi noi possiamo disporre ed usare per il nostro bene.

Nel 1938 pubblicò “The Cross and the Crisis”, opera di filosofia cattolica, inedita in Italia. In quest’opera fece una brillante disamina, chiaramente supportata da lumi sovrannaturali, sulla crisi nella Chiesa, sul pensiero moderno e sulla rinascita che avverrà dalle ceneri della fede – perchè nulla muore realmente e per sempre, ma tutto prosegue sotto nuove forme. La comprensione di una crisi nel presente (ragione) dev’essere accompagnata dalla speranza nel futuro (fede); vedere il domani con gli occhi della fede significa attuare il messaggio sostanziale del Vangelo.
Così diceva Fulton Sheen: «Tuttavia, la secolarizzazione della cultura e l’atteggiamento ostile dello Stato moderno non devono essere motivo di disperazione. La Chiesa prospera meglio quando il presente non è rassicurante e il futuro è dipinto a tinte nere. La vittoria del mondo non è mai sembrata così imminente come quando Gesù fu inchiodato alla Croce, eppure fu un giorno di sconfitta per il mondo. Cristo non è mai stato così simile al Re e al Conquistatore del mondo, come nel giorno in cui la corona di spine è stata posta sul capo del Re e al vincitore è stato dato un trono sulla Croce. Eppure fu proprio in quel giorno cupo, che noi chiamiamo Venerdì Santo, che Gesù ottenne la vittoria più grande.».
«Lo stesso vale per la Chiesa. È debole quando trae forza dal potere del mondo, ed è forte quando appare debole agli occhi degli uomini. Questo perché, in realtà, non è il potere della ricchezza, della tecnologia o della politica a portare alla vittoria, ma le forze spirituali, e soprattutto lo spirito del sacrificio compiuto sul Golgota, che, dopo la vergogna del Venerdì Santo, risorge a Pasqua. La Chiesa risorge continuamente, come un fiore in primavera. Più e più volte viene considerata morta e lasciata nella tomba, eppure si risveglia sempre a nuova vita. Rinasce in ogni epoca per salvarla. Sembra che in questo momento storico la Chiesa stia vivendo il Venerdì Santo, e che Cristo la immerga nel calice del Suo dolore prima in un Paese e poi in un altro. Tutto questo, però, serve a raffinarla e a prepararla per il raccolto di Dio, che arriverà presto.»
«Più specificamente, questo rinnovamento avverrà attraverso la rinascita dell’ideale della Pentecoste. Attraverso l’opera dello Spirito Santo, il mondo si è rinnovato nel primo secolo e si rinnoverà allo stesso modo nel ventesimo secolo. Ma qual è l’ideale della Pentecoste? Ebbene, è un riconoscimento del primato della spiritualità, realizzato dall’ispirazione dello Spirito Santo riversato abbondantemente nelle anime umane e dall’infusione della grazia della Cresima. La fedeltà all’ideale della Pentecoste significa che l’azione umana è preceduta dalla contemplazione; che la vita umana non è guidata dall’avidità ma dall’amore; che chi ama non ha bisogno di perdere il suo spirito.»
«L’ideale della Pentecoste è la convinzione che il miglioramento della società sia, per così dire, un sottoprodotto del Cristianesimo. La parola importante è “sottoprodotto”. Infatti, il benessere economico e politico del mondo non è l’obiettivo primario, ma solo secondario, dell’azione della Chiesa. L’obiettivo primario è quello di far sì che le persone cerchino il Regno di Dio e la Sua Giustizia, e tutte le altre cose saranno date loro in aggiunta. L’indebolimento dello Spirito di Pentecoste porta sempre a disastri sociali e politici. Nell’antichità, il profeta Geremia avvertì i suoi contemporanei: “Pace, pace… intanto non c’è pace”.»
«Tra il 1399 e il 1509 c’erano solo otto case religiose in Inghilterra. Chiunque comprendesse l’importanza del ruolo della spiritualità nella vita di una nazione, sapeva che prima o poi sarebbe apparsa una frattura. E così fu. L’unità religiosa dell’Inghilterra è andata in frantumi e finora non è stata ripristinata. L’ideale della Pentecoste, come è stato recentemente notato, si è manifestato in modi diversi in diversi periodi della storia. Perché diverse e misteriose sono le vie di Dio. Nei primi tempi della Chiesa, l’espressione di questo ideale era l’ascetismo. Uomini e donne si ritiravano dalla vita nella corrotta civiltà pagana del loro tempo e andavano nel deserto. Sentivano che non c’era spazio per i compromessi nell’atmosfera della secolarizzazione pagana. Perciò ritenevano che, per vivere una vita cristiana e rimanere fedeli all’ispirazione dello Spirito Santo, dovessero isolarsi dal mondo.»
Il monito di speranza ha del divino, è certamente originato da un amore acceso in Cristo: «Viviamo in un’epoca di nuova crisi globale. Quale forma assumerà questa volta l’azione dello Spirito di Pentecoste? Ci chiederà di allontanarci dal mondo, susciterà nuovi ordini monastici, formerà nuovi sostenitori della verità? Non sappiamo cosa Dio abbia preparato per noi. Sappiamo solo che non periremo.»
(Fulton J. Sheen, da “The Cross and the Crisis”, 1 gennaio 1938)
La visione di Joseph Ratzinger del 1969 sul futuro della Chiesa
Chiunque cerchi profezia, veritiera e ispirata da Dio, la può trovare nelle parole dei santi. Chi prega Iddio e cammina con Cristo nella quotidianità della propria vita, può richiedere, ed eventualmente ottenere, gli strumenti critici necessari per la corretta interpretazione dei tempi, attuali e futuri. È evidente che Ratzinger camminasse con Dio, giacché i frutti,… Continua a leggere La visione di Joseph Ratzinger del 1969 sul futuro della Chiesa
Keep readingSe Dio è Dio, il male non può prevalere. Ed essendo Dio effettivamente Dio, il male non prevarrà; dopo un periodo di tribolazione, le tenebre verranno spazzate via dalla luce. L’iniquità che abita il mondo lascerà la terra e il cielo e la presenza di Dio tornerà più forte nei cuori, negli intelletti, e così anche nelle società sparse nel mondo. La crisi nella Chiesa è un fenomeno complesso, temporaneo, derivato essenzialmente dalla perdita di fede, che ha sancito il distacco radicale tra l’uomo e il trascendente; la stessa fede dalla cui perdita si ha avuto una desolazione, e dalla cui rinascita si avrà rinnovamento.
La crisi attuale sarà seguita da una nuova fioritura di fede, dal cui germe nascerà una nuova alba storica. A noi tocca vivere attivamente questo processo di rinnovo, partecipando personalmente, ognuno secondo la propria missione ed il proprio carisma. Quel che è certo, è che passeremo attraverso il buio, ma non periremo.
Matteo 16, 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.