Le motivazioni della Resurrezione di Cristo

Quanti, nel proprio cammino di fede, si sono chiesti «perchè Gesù è risorto? A cosa gli è servito risorgere?». Il fatto di avere fede in Cristo non implica non potersi fare domande sulle motivazioni divine della rivelazione; non significa nemmeno accettare a priori senza comprendere ciò che si sta accettando, tutt’altro. È certamente possibile accettare per fede senza necessariamente aver compreso, in parte o tutto, in cosa si sta credendo; ma è, al tempo stesso, assolutamente lecito porsi delle domande e ricercare delle ragioni che diano fondamento logico ai contenuti di fede.

Voglio credere alla Passione di Cristo, ma voglio anche comprender perché l’abbia fatto; ed il motivo è per salvarci, redimerci dal peccato, giustificarci per i suoi meriti e aprirci le porte del Paradiso. Il fedele deve certamente chiedersi e chiedere, domandarsi e porre domande, ricercare e studiare, per potere dare ragione alla propria fede (1Pietro 3,15). Ogni atto compiuto da Dio è la manifestazione fisica, tangibile, di una ragione presente in Dio; dietro l’atto divino c’è una ragione anch’essa divina. Dio dice “morirò per voi” poichè ha già in sé una ragione per morire. Soltanto il male, non avendo ragione e scopo di vita, fa le cose a caso, senza motivo.

1 Pietro 3, 15 ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.

Dunque, perche Cristo è risorto? La Scrittura risponde a questa domanda. Anzitutto, è risorto affinchè la morte non avesse l’ultima parola. Poi, affinchè ci desse prova della sua divinità e affinchè ogni cosa non fosse vana. Se infatti non fosse risorto, la morte in sé avrebbe avuto l’ultima parola, il Cristo non sarebbe stato realmente divino ed ogni cosa sarebbe stata vana. San Paolo disse: “se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1 Cor 15, 17-19).

La Resurrezione fu una libera scelta di Dio per testimoniare, da se stesso, la sua divinità dinanzi il genere umano. Infatti egli disse: “Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10,17-18). Le manifestazioni della divinità compiute nel triennio della rivelazione, come i miracoli e tutti gli atti sovrannaturali attuati (resuscitò il morto, ridiede vita alla bambina morte, guarì la donna dalla malattia, liberò una bambina dal demonio), furono sì una prova di divinità che Cristo ci diede, ma furono soltanto un preambolo, una sorta di promessa, in vista della resurrezione. È per la sua onnipotenza divina che Gesù è risorto, ed è la resurrezione stessa la prova della sua onnipotenza.

Dando prova certa e univoca sul fatto che fosse Dio, il messia atteso dalla notte dei tempi, noi sappiamo esattamente chi stiamo seguendo. Non stiamo andando dietro ad un pazzo, ad un leader carismatico da psico-setta, ad un falso profeta, ma a Dio stesso, Ente incausato ed eterno, creatore del visibile e dell’invisibile. Come asserì padre Angelo Bellon, sacerdote e teologo morale, nel sito dei domenicani: «Pertanto, dando una prova così chiara della sua divinità, noi sappiamo bene a chi andiamo dietro e possiamo dire con San Paolo: “So a chi ho creduto” (“scio cui credidi”, 2 Tm 1,12).». Cristo provò di essere Cristo in maniera definitiva e assoluta, qualora ce ne fosse ancora bisogna.

Un ulteriore motivo fu che Gesù, risorgendo dal mondo dello spirito e rientrando nel tempo, sconfisse la morte, facendo capire che la vita, dopo la morte, va avanti, e che chiunque muoia in Lui, pentito dei suoi peccati e riconciliato con Dio, prosegue con Lui e ottiene la vita eterna. In sostanza, risorgendo non è tornato indietro, ma è andato avanti. Così facendo ha sconfitto la morte, in senso biologico, ha manifestato la sua onnipotenza divina, ha aperto un varco spazio-temporale tra storia ed eternità; la morte ha cessato di essere l’ultima parola sulla vita di un uomo, secondo la concezione pagana del tempo.

Così ci risponde la Scrittura, quando san Paolo asserisce: “Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Rm 6,9). Risorgendo ha consegnato all’umanità la speranza sul finale della propria vita: la possibilità di proseguire con Lui anche dopo la cessazione del cammino terreno. Con la sua passione e morte ci ha dona la possibilità di giustificarci dai peccati e di riconciliarci con Dio, con la sua resurrezione ci dona la possibilità di aprirci un varco per la vita eterna e di farci entrare in intimità con Dio, per sempre.

Infine, con la morte e la resurrezione, Cristo diede compimento alle profezie antiche conosciute dal popolo ebraico. Si può infatti leggere, nell’Antico Testamento, In Isaia: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,4-5). La resurrezione fu profetizzata da Giona: “Nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,39-40).

Ne consegue, che se Gesù non fosse risorto, non sarebbe stato il vero Messia, che secondo le profezie antiche doveva risorgere. E se non fosse stato il vero Messia, non avremmo mai avuto colui che doveva morire per espiare i nostri peccati, per la nostra giustificazione. E quindi saremmo ancora peccatori senza giustificazione, senza possibilità di redenzione e perdono, con le porte del Paradiso ancora chiuse. Il cristianesimo divinamente rivelato non sarebbe mai esistito. Il Vangelo ci testimonia che la Resurrezione è realmente avvenuta; essa è stata vissuta, e dunque testimoniata, dagli apostoli e dalle donne che videro Cristo Risorto, tre giorni dopo la sua morte. Il Cristo risorto è stato visto; ci han potuto parlare, lo han potuto vedere, lo han potuto toccare; ed è infine asceso, come testimoniato dagli apostoli.

La resurrezione è realmente avvenuta, Cristo è risorto nella gloria, portando in avanti la storia dell’uomo; alla fine del mondo, quando si compirà la Seconda Venuta di Cristo, che il mondo avrà fine, si compirà il giudizio universale e la resurrezione del corpi, coloro che si saranno salvati risorgeranno alla luce della beatitudine eterna, ritornando nel proprio corpo trasfigurato in Cristo, mentre coloro che invece si saranno dannati risorgeranno alla luce della condanna che si sono da sé scelti, ritornando nel proprio corpo dannato e putrefatto dal peccato; i primi continueranno in Cristo, come già stavano facendo, e i secondi continueranno nell’autoesclusione da Dio, che è l’Inferno stesso, come già stavano facendo anch’essi, per tutta l’eternità.

Giovanni 10, 17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio»

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